(V. META) – Quando Zeman si è seduto per la prima volta sulla panchina della Roma, Alessio Romagnolinon aveva neanche tre anni, eppure la sua carriera di calciatore era già cominciata, se non sul campo almeno fra i divani della sua casa di Nettuno. Oggi che di anni ne ha diciassette, il difensore che ha stregato Walter Sabatini potrebbe essere il più giovane convocato per il ritiro di Riscone, e pazienza se per questo dovesse essere costretto ad anticipare il rientro dalle vacanze. D’altra parte, con Antei fermo per il brutto infortunio al ginocchio (l’ultimo controllo di tre giorni fa ha dato l’ok per l’abbandono delle stampelle, ma la strada è ancora lunga) e Sini che farà la preparazione direttamente con il Livorno (con cui la Roma ha rinnovato la comproprietà), al centro della difesa non c’è poi grande affollamento. A Trigoria nessuno ha dubbi sulle prospettive di Romagnoli e la convocazione rappresenterebbe anche il premio per una stagione vissuta da protagonista, dividendosi fra Primavera, Allievi Nazionali e Under 17, senza dimenticare qualche allenamento con Luis Enrique.
Stagione finita non più tardi di due settimane fa, e nel modo più difficile da mandare giù. Insieme a Ferrante e Tassi, Alessio doveva essere uno dei punti di forza dei ’95 di Tovalieri alle finali scudetto e in effetti così è stato: contro Sampdoria e Inter ha giocato due gare senza sbavature, ma nell’ultima e decisiva partita del girone contro la Lazio non è bastata neanche tutta la sua esperienza per evitare alla Roma il pareggio che le ha negato la semifinale. «Che rabbia uscire così» si sfogava con i genitori pochi minuti dopo la fine. Che rabbia anche perché per lui quello di Buoncovento – campo speciale, in cui due anni fa segnò un grandissimo gol alla Juve con i Giovanissimi Nazionali – era il secondo derby fatale nel giro di una settimana. L’altro, quello che valeva la finale del campionato Primavera, l’aveva perso ma senza giocarlo, al punto che confidava nel ritorno con i coetanei proprio per prendersi una rivincita su quella serata storta. Invece le cose sono andate diversamente, anche se almeno in Toscana non gli è toccato veder festeggiare la Lazio, eliminata dal pareggio tanto quanto i giallorossi. Quasi un destino che la sua annata sia cominciata e finita affrontando i biancocelesti. A Formello aveva giocato in autunno la sua prima partita con la Primavera, proiettato titolare dall’infortunio di Rosato, fratturatosi uno zigomo giusto a un paio di giorni dalla sfida. Nessuna paura per Romagnoli, che accanto a Barba giocò una gara di grande concentrazione, nonostante fosse rientrato da poco dall’infortunio rimediato in azzurro che gli aveva fatto saltare tutta la prima parte di stagione, Supercoppa inclusa. Se avesse esordito in prima squadra all’ultima (e ormai priva di obiettivi) giornata di campionato, non si sarebbe stupito nessuno. Di certo lo attende una stagione da protagonista in Primavera, perché con l’abbassamento del limite d’età previsto dalla riforma, sia Orchi sia Barba dovrebbero partire e Romagnoli potrebbe tornare a fare coppia con Mattia Rosato, già compagno di reparto ai tempi degli Allievi di Stramaccioni. Sempre che prima non gli riesca di stregare anche Zeman.