( A.Catapano) – C’è una teoria, originale e interessante, che spiega perché la Roma, con la difesa schierata, sia rimasta a guardare l’angolo battuto da Palacio, la sponda di Merkel, il tap-in vincente di Kucka.
Insomma, il nuovo, definitivo sorpasso del Genoa. Ancora una volta un gol decisivo subito nei minuti finali. «Tutta “colpa” della voglia di vincere — si dicono il giorno dopo a Trigoria —: la squadra già pensava a ripartire per cercare il gol della vittoria che si è dimenticata di difendere. Chiamiamola distrazione. Non è la prima volta che accade, può essere anche un segnale positivo».
Tutto il pacchetto È innanzitutto una questione di mentalità, lo ha spiegato ieri Franco Baldini agli azionisti della Roma. «Dobbiamo sempre perseguire il gioco, anche se in occasioni come quella di ieri (mercoledì, ndr) siamo stati vittime di questo. Si cerca sempre di mantenere una certa presenza in campo e di proposizione di gioco. Come è successo a Genova, può capitare di perdere accidentalmente, ma questa è la mentalità. Non si può chiedere di avere un certo atteggiamento per 85 minuti e poi negli ultimi cinque magari giocare all’italiana facendo il catenaccio. Abbiamo scelto questa tipologia di approccio e ci prendiamo tutto il pacchetto».
Laboratorio Hai voluto la bicicletta? E ora pedali. Quattro sconfitte in dieci gare ufficiali; sei gol su dieci subiti nei minuti finali, nel doppio confronto con lo Slovan in Europa, e con Cagliari, Siena, Lazio e Genoa in campionato. I numeri dicono che la salita è ancora lunga e il distacco aumenta, ma la fiducia resta intatta. La Roma è un laboratorio e Luis Enrique un artigiano che poi troverà la quadra. Mercoledì sera, prima di lasciare Marassi, Walter Sabatini ha avuto un confronto con l’allenatore: nulla da eccepire su atteggiamento e prestazione della squadra. Semmai, secondo il d.s., si è ecceduto nel dirsi «felici» dopo una partita così. Luis Enrique l’ha definita la «migliore Roma della stagione, ho visto quello che volevo», e infatti negli spogliatoi ha solo elogiato i suoi giocatori, rincuorandoli. Però almeno un paio di dubbi restano ancora irrisolti: tante formazioni diverse (dieci su dieci) fanno bene alla squadra? E perché negli ultimi venti metri la Roma tende a perdere il bandolo della matassa? «A quel punto dovremmo essere più verticali e mortiferi — riconosce Sabatini —, ma ci arriveremo presto, sono fiducioso».
Promessa Sull’aereo che ha riportato la squadra nella capitale, dirigenti e presidente hanno fatto quadrato. Luis Enrique e i giocatori hanno promesso una «grande prestazione contro il Milan». La cima è vicina, dicono. La Roma è pronta ad alzarsi sui pedali.