(G. Giugilo) – Da stamane, anche la Lazio apre ufficialmente la sua stagione. Raduno in sede, tre giorni di visite mediche, da lunedì tutti ad Auronzo, l’aria di montagna che più o meno ogni squadra vuole respirare. Le vette dolomitiche hanno già dato il benvenuto alla Roma, dove Zeman sta già procurando amari rimpianti a chi ha vissuto un’estate più da allegra cicala che da laboriosa formichina, lavori forzati per gli stravizi, piccoli o più intensi, il boemo non ha mai fatto sconti.
C’è un dato che accomuna la partenza delle due formazioni capitoline: l’impossibilità di presentare ai propri tifosi un organico definito, non mancano le certezze, ma i dubbi rimangono in sospeso. In questo senso sembra un passo avanti la Roma, che ha già portato a casa pezzi importanti, difesa e centrocampo solidi e arricchiti da nomi nuovi, attacco perfino pletorico come qualità e quantità, una volta confermata la fiducia a Osvaldo, al quale Zeman offrirà qualche motivo di riflessione in più. Borini era stato preso di mira da Rodgers, suo allenatore allo Swansea e ora al Liverpool, ma Sabatini lo ha blindato, con questi due, Lamela e Bojan a ruotare intorno all’eterno Totti il reparto è garante di gol e spettacolo. Dunque i punti interrogativi sono tutti legati alla cura dimagrante che Zeman pretende non solo dai giocatori, ma dall’insieme di un organico debordante. Lo stesso interrogativo coinvolge la Lazio, che ha per ora comperato meno, Ederson e il riscatto di Candreva, ma dovrà sfoltire i ranghi, in attesa di conoscere il destino di Mauri e Sculli, ai quali Lotito ha espresso piena fiducia. Atteso con curiosità il bosniaco di Svizzera Petkovic, per lui prima panchina di prestigio. Ha già regalato gradevole sensazione di serietà e di civiltà. Non avrà un compito facile, non far rimpiangere il vecchio Reja, che per due stagioni aveva portato la Lazio a un solo passo dalla Champions.