(M. Evangelisti) – Nessun mezzofondista di primo piano cambierà mestiere dopo aver appreso del risultato di Erik Lamela sui mille metri. Qualche calciatore forse dovrebbe.
Ma più che demerito a chiunque altro sia reso il dovuto al ragazzo argentino. E’ difficilissimo per chiunque non pratichi atletica a livello agonistico scendere sotto i tre minuti al chilometro. Anche sulla distanza secca. Se invece cerchiamo tra gli specialisti, ragazzi sui sedici anni sono in grado di arrivarci.
Naturalmente tutto dipende dalla strada che si percorre in totale. Per i maratoneti, impegnati sui 42,195 chilometri, tre minuti ogni mille metri costituiscono già un tempo d’eccellenza. L’etiope Kenenisa Bekele detiene il record del mondo sui 10.000 in 26’17”53, risultato ottenuto nel 2005 a Bruxelles. Per scendere sin laggiù bisogna tenere una media di 2’38” al chilometro. Come si vede,non è che Lamela sia andato molto più lento. Tenendo presente che una cosa è partire e arrivare senza alcuna possibilità di sollevare la lingua da terra e un’altra è correre per mille metri, fermarsi recuperare e ripartire. Sfiancante, però un po’ meno.
Più impressionante, semmai, è il paragone con il record assoluto sui 1000 metri singoli. E’ di 2’11”96. Lo ha ottenuto nel 1999 a Rieti il keniano Noah Ngeny, oro sui 1500 all’Olimpiade di Sydney. I 1000 non sono distanza olimpica, il che contribuisce a spiegare il fatto che quel primato sia ancora lì dopo tredici anni. Il tempo di Lamela è di appena 45” più lento. Non è detto che partecipando a quella gara sarebbe arrivato ultimo.