(M. Pinci) – «I calciatori italiani costano troppo». Così poco più d’un mese fa Baldini giustificava, seppur indirettamente, la linea poi certificata da un mercato dalla spiccata tendenza esterofila. La Roma è una terra straniera: 8 acquisti già conclusi, che l’imminente arrivo del laterale paraguayano Piris dal San Paolo (oggi si dovrebbe chiudere per un prestito a un milione e riscatto a 4) porterà a 9. Di questi, soltanto un italiano, il giovane Florenzi, riacquistato dal Crotone.
Poi, una serie di arrivi da “fuori”: Dodò, Castàn — oggi a Roma — e il rientrante Marquinho, costati una decina di milioni, cui sommare i 3,7 (più la metà di Stoian) spesi per l’americano Bradley. Che da ieri, dopo aver raggiunto Riscone, è ufficialmente giallorosso. Il saldo totale recita quasi 14 milioni spesi per giocatori stranieri, contro i 13,3 incassati dalla partenza di un italiano, Borini. E altri ne partiranno: Greco vicino all’Olympiacos (ma occhio al Pescara), Bertolacci andrà al Genoa in comproprietà, ma solo dopo un rinnovo ogni ora più esoso. Problema che si risolverà domani, liberando Tachtsidis, da 10 giorni a Roma.
Se poi dovesse andare in porto l’affare Jung con l’Eintracht partirebbe anche Rosi, sempre al Genoa (che strizza l’occhio a Borriello). Il segno di una nuova linea: nell’undici di Zeman, al momento, gli unici italiani sarebbero Totti e De Rossi. Una retromarcia rispetto al passato: la squadra dello scudetto 2001 aveva 4 titolari italiani più Montella. Nel 2008 con Spalletti, 5 prodotti locali stabilmente in campo più il jolly Cassetti, cifre analoghe a quelle della Roma seconda nel 2010, con Totti e Toni. Da ieri però un altro italiano è più “vicino”: Destro, in ritiro con il Siena a un’ora e mezza da Riscone. Sabatini proverà a chiudere il colpo, Milan permettendo.