(L.Danza) – Ivan Piris, l’oggetto (semi) misterioso della Roma, si presenta. Con personalità, se non altro. E idee chiarissime.
Piris, perché la Roma?
«Avevo ricevuto una buona proposta da un’altra squadra europea (il Siviglia, ndc), si era quasi concretizzata ma l’offerta della Roma è stata decisamente migliore e ho optato per questa soluzione».
Chi l’ha colpita di più dei nuovi compagni?
«Tutti sappiamo che Francesco Totti è un punto di riferimento a Roma e in Italia, è un gran giocatore e uno dei migliori visti nella mia breve carriera professionale. Ma anche Lamela e Burdisso sono giocatori dei quali ho sempre sentito parlare bene. Per me è un onore condividere il campo e lo spogliatoio con loro».
Si descriva: che giocatore è?
«La mia principale caratteristica è essere un difensore rapido e un buon marcatore, cerco sempre di unire l’esperienza che via via ho acquisito alla velocità. E l’anno trascorso in Brasile mi ha insegnato a giocare più in attacco».
In Paraguay che cosa si pensa della Roma?
«La Roma è sempre stata molto conosciuta sia in Paraguay che nel mondo. È un grande club, uno dei migliori del continente. Ora, attraverso questa campagna acquisti, stanno arrivando ottimi giocatori. La Roma è già grande e diventerà ancora più grande».
Si aspettava allenamenti così duri?
«Inizialmente ho faticato, i primi due giorni sono stati duri ma ora sto meglio, sto affrontando bene la parte atletica. È il mio terzo anno da professionista ed è già il secondo anno che faccio una preparazione del genere. Sto cercando di migliorarmi ogni giorno perché è quello che mi servirà durante la stagione».
Pensa già di mettere in difficoltà Zeman per la prima di campionato?
«Sì, sono sicuro che l’allenatore vede ogni cosa in allenamento e trae le sue conclusioni. Tra due settimane volerò, ne sono sicuro. E spero di giocare la prima partita, se il mister lo riterrà opportuno».
Zeman le ha chiesto di giocare molto in avanti?
«Non ho ancora avuto modo di parlare bene con il mister, sicuramente mi osserverà nella prossima partita. Riguardo alla spinta sulle fasce, dipende anche dal compagno che c’è sull’altra corsia. Nell’ultima partita c’era Balzaretti che spingeva molto e a me toccava restare dietro, la squadra ha bisogno di equilibrio. Per me, la Roma ha concrete possibilità di vincere lo scudetto».
Balzaretti è il suo compagno di stanza: la sta aiutando? E il suo modello chi è?
«Sì, condividiamo la stanza, parla anche un po’ di spagnolo perché aveva un compagno paraguaiano anche nel Palermo e mi aiuta nella traduzione. Mi ispiro a Francisco ‘Chiqui’ Arce, un grande calciatore della nazionale paraguaiana. Un altro è Javier Zanetti, un esempio da ogni punto di vista: mi piacerebbe ripercorrere la sua stessa carriera».
L’esperienza al San Paolo è andata bene nella prima parte, un po’ meno nella seconda: cosa è accaduto?
«Avevo iniziato bene e ho giocato una decina di partite. Poi ho avuto un infortunio che mi ha tenuto fuori un mese, ho fatto fatica a recuperare e ho perso spazio. Sono cose che nel calcio capitano, ma l’esperienza in Brasile mi ha reso un calciatore completo».