(B. Tucci) – Se una società si vede offrire decine di milioni di euro per un calciatore-bandiera deve vendere oppure no? Tra i tifosi (e non) le scuole di pensiero sono due: c’è chi, sull’esempio del Milan, accetta e smembra la squadra; e c’è chi, invece, è categorico e dice:«No, i ragazzi nati in casa e diventati campioni debbono conservare una sola maglia durante tutta la loro carriera». Vorrei ricordare qualche esempio. Amadei, il centravanti della Roma che conquistò il primo scudetto, fu ceduto all’Inter e molti ultras piansero lacrime amare. Più recentemente, Alessandro Nesta emigrò alla volta di Milano (sponda rossonera) perché il patron della Lazio, Sergio Cagnotti, aveva bisogno di soldi. Oggi si parla di una mega- offerta del Manchester City per De Rossi: 35 milioni di euro o giù di lì. Che fare? Il d.s. Sabatini risponde in politichese: «Qualsiasi proposta deve essere discussa e vagliata».
Ragionamento che lascia aperta la porta alle due soluzioni. Personalmente, ritengo che De Rossi non debba essere ceduto.Perché? Cerco di spiegarmi. Oggigiorno il calcio non è più quello di una volta. Le squadre cambiano volto e, nel contempo, anche i giocatori mutano casacca nell’arco di una sola stagione. Insomma, gli aspetti romantici del football antico sono soltanto un ricordo. Proprio per questo lasciate che almeno un posticino lo si riservi ancora a quelli che si chiamano giocatori- bandiera. Lo immaginate Totti scendere all’Olimpico con un’altra maglia? O il Chinaglia dello scudetto laziale passare all’Inter o alla Juve? No, per carità. Il Tifoso con la «t» maiuscola non accetterebbe mai questi compromessi. Dunque, se lo sceicco di Manchester continua ad insistere gli si dica chiaramente di no. De Rossi non si tocca. (…)