(Corriere dello Sport) – Rominthians, vi piace? Insomma… Se proprio vogliamo trovarci qualcosa in comune è la radice del nome, che riporta ai fasti di un’antichità importante, culla della civiltà. Se, in questo senso la parola Roma non ha bisogno di spiegazioni, Corinthians si riferisce ad una delle prime squadre inglesi che aveva deciso di chiamarsi “i corinzi”, riferendosi alla popolazione greca del Peloponneso. E così avevano deciso di ribattezzarsi i fondatori italo-portoghesi della squadra di calcio brasiliana nel 1910.
Da qui ad immaginare che la Roma prenda tutti insieme tre giocatori dal Corinthians ce ne vuole. Ma tant’è: nell’ultima stagione i rapporti tra il club giallorosso e la squadra di San Paolo si sono decisamente infittiti tanto che Walter Sabatini sembra in grado di poter pescare a piene mani nella più che ampia rosa paulista. Che poi la squadra brasiliana vesta la maglia bianconera e abbia un presidente di nome Gobbi (Mario) di chiare origini italiane, è una strana e paradossale coincidenza che non sposta più di tanto il dato. L’asse Roma-San Paolo è andato via via cosolidandosi nel giro di pochi mesi. Prima Dodò promessa un po’ acciaccata, poi Castan, fresco vincitore di Libertadores già pronto per l’uso. Poi questo Marquinhos, altra scommessa (ma non al buio) del diesse giallorosso. Tre acquisti in tre mesi che ribadiscono come il Sudamerica non abbia segreti per Sabatini che in queste trattative con il club paulista si è avvalso anche della fattiva collaborazione di Wagner Ribeiro, l’agente di Dodò, e dell’immancabile Roberto Calenda. E pensare che sul percorso inverso la Roma aveva spedito un “pacco” non indifferente ai bianconeri di San Paolo poco più di un anno fa, rimpatriando senza rimpianti il deludente Adriano.