(R. Maida) – Circondato da ragazzini nel territorio neutro per eccellenza, la Svizzera, anche in un’amichevole persa a ferragosto Daniele De Rossi è riuscito a rendersi speciale: quella testata vincente contro l’Inghilterra, festeggiata con un ghigno, lo porta al venticinquesimo posto nella classifica dei marcatori di sempre della nazionale italiana. Era già il primo tra i giocatori della Roma, davanti a Totti. Ma a quota 11 gol ha agganciato Di Natale e gli antichi Cevenini e Levratto, confermando un feeling con la porta che nessuna gabbia saprà limitare. Il suo prossimo obiettivo azzurro è il trio Casiraghi-Magnozzi-Orsi, sistemato a 13. Ma la partita di Berna gli ha consegnato anche un premio-fedeltà: con la presenza numero 79 in Nazionale, De Rossi ha raggiunto un suo grande predecessore, Demetrio Albertini, al dodicesimo posto di sempre. Altre tre partite e De Rossi entrerà nella top ten.
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INSOSTITUIBILE – Tutto questo, ovviamente, ha a che fare anche con la Roma. Perché spiega con i fatti un’etichetta ( «Incedibile» , come lo ha definito Sabatini) che si riserva soltanto ai grandissimi campioni. De Rossi lo è, a prescindere dal ruolo di bandiera che gli consentirà un giorno di indossare a tempo indeterminato la fascia di capitano. E anche a prescindere dal ruolo che gli allenatori gli ritagliano: regista, intermedio, difensore centrale. De Rossi è tutto. Un tempo l’avrebbero chiamato jolly, se non fosse riduttivo: i jolly erano preziosi ma non decisivi. De Rossi è il massimo anche quando sembra svagato, nervoso, silenzioso come in questa strana estate. Non ha ancora detto una parola in pubblico proprio per evitare di sollevare polvere prima della fine del mercato, sapendo che ogni riferimento alle lusinghe del Manchester City sarebbe stato interpretato come un segnale di apertura a Mancini.
LE VOCI – Non facciamo finta di niente. Le indiscrezioni continuano a uscire, dall’Inghilterra. Sta per arrivare un’offerta dallo sceicco, assicurano. Venti milioni, come primo step. E poi chissà, attenzione anche al Psg dove Ancelotti si frega le mani. La Roma con i soldi davanti sarà in grado di resistere? Resisterà, almeno fino all’impossibile. «Se ci danno 80 milioni ne parliamo» giurano a Trigoria, entrando nel paradossale. Forse invece, per un discorso di etica finanziaria, di milioni ne basterebbero 40 per valutare una cessione. Il denaro è denaro, ogni bene ha un prezzo. Ma sono congetture basate sul nulla, perché questa proposta fantastica non è mai arrivata alla Roma. E difficilmente arriverà in questa sessione di mercato. Se poi un fax spuntasse all’improvviso, facendo tremare i polsi a Baldini, la situazione sarebbe presa in esame. (…)
ZEMAN – Si osserverà: De Rossi non ha ancora trovato una collocazione precisa con Zeman, che lo ha anche punzecchiato dopo la prima amichevole chiedendogli di non buttare via il pallone. E per questo, o anche per questo, l’ipotesi di addio alla Roma può concretizzarsi. E’ falso. De Rossi alla Roma non ha mai chiesto di andare via. Si muoverebbe soltanto se fosse la Roma a venderlo. Altrimenti non avrebbe firmato un rinnovo contrattuale senza clausole. (…)
IL FILM – Perché per lui il calcio e la Roma sono soprattutto una passione. Il senso della sua vita è descritto nel video-lezione che ha girato per l’Uefa in un circolo romano: «Passaggi, lavoro duro, inserimenti e tiro, questo è il mestiere di centrocampista centrale. L’importante è divertirsi, sacrificarsi e sviluppare un sano senso dell’agonismo»