(A. Ghiacci) – «Due linee sono tracciate perpendicolarmente alla linea di porta, a metri 16,50 dall’interno di ciascun palo. Queste due linee hanno una lunghezza di metri 16,50 verso l’interno del terreno di gioco e sono congiunte da una linea tracciata parallela alla linea di porta. La superficie delimitata da queste linee e dalla linea di porta è denominata area di rigore». Così la definizione dell’area fornita dal regolamento del calcio. Area che sta diventando una costante per la Roma targata Luis Enrique: 22 gol finora nel campionato dei giallorossi, 11 fatti e altrettanti subiti, tutti arrivati dall’interno dell’area di rigore.
ATTACCO – Che la nuova Roma potesse andare in gol soprattutto da vicino si poteva immaginare: fa parte del disegno tattico impostato fatto da una serie lunga di passaggi, tanto possesso, in attesa dell’inserimento e dello scambio veloce fino al tentativo finale lasciato al compagno meglio piazzato. Schemi d’attacco che erano cari anche a Luciano Spalletti, sotto la guida del quale la Roma produce tante reti del genere, con l’ultimo passaggio, quello decisivo, l’assist che arrivava dalla riga di fondo o giù di lì. L’obiettivo sarebbe quello anche ora, anche se dal Cagliari al Milan la Roma ha segnato anche in altri modi. De Rossi il primo gol lo ha realizzato dopo una respinta di Agazzi su punizione di Totti. A Parma, il colpo di testa decisivo di Osvaldo, è stato innescato da un cross di Rosi dalla trequarti. Poi Burdisso con il Milan, in gol su colpo di testa dopo un calcio d’angolo e Bojan, sempre al Milan, lesto a ribadire in rete la ribattuta di Abbiati dopo il tiro di Lamela. Sono queste le “eccezioni” alle regole di cui abbiamo parlato.
DIFESA – Quanto prodotto in attacco, tanto è subìto in difesa. Perché anche i gol incassati dalla Roma sono arrivati tutti dall’interno dell’area di rigore. Da Conti del Cagliari alla seconda rete di Ibra contro il Milan. E infatti la Roma ha cominciato a lavorare proprio su questo, uno dei maggiori problemi evidenziati in quest’avvio: l’attenzione in fase difensiva, soprattutto sulle situazioni che arrivano da palla inattiva. Sul tema Luis Enrique e la squadra si sono confrontati: il tecnico non ammetterà più cali di concentrazione e marcature “lente”. Perché in area di rigore, come accade agli attaccanti giallorossi, l’avversario va attaccato, mai messo in grado quasi neanche di muoversi. E la Roma ormai lo sa bene: in area, rigori a parte, può comunque succedere di tutto.