(R.Maida) – Tattica e talento non bastano, un fisico bestiale nemmeno, per vincere si deve fare appello all’anima. Magari serve un avversario da battere come catapulta per gli stimoli, oppure una pacca sul cuore sullo stile di Hector Cuper, oppure un motto che solleciti l’orgoglio dell’atleta. Input e risposte soggettive.
IL PIONIERE – Il primo allenatore che capì le differenze psicologiche parlava spagnolo come Luis Enrique (e come Cuper). Si chiamava Helenio Herrera e negli Anni Sessanta aveva metodi pittoreschi ma efficaci. Oltre a ordinare ai calciatori con il grido di guerra ( «Taca la bala!» ) di impossessarsi del pallone, il Mago era abituato prima delle partite a lasciare appesi negli spogliatoi dei foglietti contenenti aforismi: «Combattività sì, brutalità no» . E ancora: «Lottare o giocare? Lottare e giocare!» oppure «Abbi fiducia in te» . Con il suo schema mentale, Herrera ha contribuito al mito della grande Inter di papà Moratti. E anche nella Roma ha vinto una Coppa Italia. IL DERBY – Herrera è morto nel 1997, tre anni dopo un derby memorabile per i tifosi romanisti. Lazio-Roma 0-3. In teoria (anzi, sulla carta come vedremo) era una partita che la Lazio di Zeman avrebbe dovuto vincere facilmente, essendo più forte. Invece sul campo fu un trionfo per Carlo Mazzone, acclamato a fine corsa sotto la Curva Sud. Come è stato possibile? Lo racconta Giuseppe Giannini, capitano di quella Roma: «In settimana il Corriere dello Sport aveva preparato un raffronto tra gli undici calciatori della Lazio e i nostri. Aveva vinto la Lazio in quasi tutti i ruoli» . Il gioco delle figurine, affascinante e non sempre veritiero:«Mazzone ritagliò la pagina e la attaccò all’ingresso degli spogliatoi la domenica all’Olimpico. “Ce danno pe’ morti, famoje vede’ chi semo” urlò alla squadra» . Il risultato fu raggiunto.
MIRACOLI DI PROVINCIA – In proporzione ha raggiunto risultati anche Osvaldo Jaconi, 64 anni, ora allenatore del Bassano in Lega Pro: ha ottenuto cinque promozioni dalla C2 alla C1 e tre dalla C1 alla B, inclusa quella quasi leggendaria (1996) alla guida del piccolo Castel Di Sangro. Jaconi ha ricordato di recente in un’intervista: «Scrivevo stranezze negli spogliatoi per motivare i calciatori. Una volta questa: “Fate come il calabrone: non ha la struttura adatta per volare ma non lo sa e vola lo stesso”. Sentivo i loro neuroni agitarsi. E ancora: “Siamo sfavoriti, è vero, ma sappiate che a volte gli indiani battono i cowboy”» . E con certi allenatori vincono pure le guerre, oltre alle battaglie