(R. Maida) – Il piano è stato organizzato e sembra proprio in stile americano: ci sarà un momento in cui De Rossi abbraccerà idealmente l’Olimpico, accolto dallo speaker sul campo come se fosse un nuovo acquisto. E’ il mezzo che la Roma ha scelto per convincere il mondo che non ci sarà nessun addio, ma un altro inizio. Basta con i dubbi e le avances, adesso serve concretezza emotiva. Ne ha bisogno, forse, lo stesso De Rossi. Che non ha ancora preso applausi quest’estate perché esattamente un mese fa, nell’allenamento a porte aperte allo stadio, era assente. Stasera sarà ricompensato da una folla schierata tutta dalla sua parte. L’amichevole con l’Aris, in questo contesto, diventerà quasi una simpatica appendice invece di proporsi come il cuore della festa. (…)
CORRIERE DELLO SPORT L’Olimpico blinderà De Rossi
INSIEME – La Curva Sud risponderà all’appello con un boato, che assomiglia a un’altra promessa. Noi siamo con te, noi siamo te. Nessuno, all’interno del popolo romanista, ha mai pensato male. De Rossi che chiede di andare via sei mesi dopo aver firmato un contratto di cinque anni è una storia che non sta in piedi. E che la Roma venda De Rossi alle cifre “normali” che girano in queste ore, tra i 15 e i 20 milioni, fa persino ridere. No, i tifosi hanno fatto scattare un piccolo allarme quando hanno capito che la Roma era disponibile a trattare la cessione della sua anima davanti a un’offerta diabolica. E siccome in Inghilterra qualcuno ha raccontato una verità un po’ creativa (55 milioni sul piatto: ma andiamo) si sono mobilitati per trasmettere un messaggio chiaro ai dirigenti: le bandiere non si toccano.
COMPATTEZZA – Lo conferma il sondaggio che abbiamo sottoposto ai lettori e agli utenti del nostro sito, corrieredellosport.it . Alla domanda «E’ giusto cedere De Rossi?» due tifosi su tre hanno risposto che la Roma commetterebbe un grave errore a perdere il suo simbolo. Su un totale di quasi 6.500 votanti, il 64% si è opposto alla possibilità. E verosimilmente, non è soltanto un discorso affettivo a orientare gli umori della gente. De Rossi è anche il patrimonio tecnico principale della società, il faro da cui non puoi prescindere per non affogare nel buio. Sul mercato, pure: dove trovi un giocatore del suo livello il 20 agosto, o più tardi? L’attestato di insostituibilità di De Rossi è rafforzato dalla tempistica dell’assalto del Manchester City. Se Mancini avesse alzato il tiro, oltre che l’offerta, a giugno-luglio, Baldini avrebbe potuto studiare con maggiore calma un piano senza DDR. (…)
PERO’… – C’è comunque una minoranza che si adegua alla realtà del calcio italiano. E che accetterebbe un addio di De Rossi, purché determinato da una proposta irrinunciabile. Loro non protesterebbero se il Manchester City (o il Psg, o il Real Madrid) convincesse la Roma a vendere con la forza delle petrol-sterline. Sarebbero molto dispiaciuti, questo sì, perché senza De Rossi si sentirebbero più soli. Come se andasse via Totti, una roba innaturale per un amante della Roma. Ma non scenderebbero in piazza per contestare i dirigenti.
ALLEGRIA – In ogni caso, è uno scenario carico di pessimismo che non dovrebbe prendere vita. Penserà lo stesso De Rossi a tranquillizzare i tifosi, guardandoli in faccia, mostrando la maglia che indossa, autorizzandoli a godersi la prima volta della Roma all’Olimpico. La gente tornerà apposta dal mare per andare allo stadio e ha diritto a immaginare un futuro di soddisfazioni dopo le illusioni tradite di Luis Enrique: non ha alcun senso rovinarsi i sogni prima di cominciare