(R. Maida) – Non capiva. E quando le cose non sono comprese, inquietano. O meglio, irritano. Daniele De Rossi ha garantito alla Roma con una firma di durata quinquennale di voler restare, per ragioni che vanno dal piano affettivo a quello più strettamente professionale, eppure legge il suo nome in prima pagina come possibile colpo del Manchester City. Da persona intelligente, sa che non esiste una congiura giornalistica internazionale per facilitare il trasferimento.(…)
L’INCONTRO – Due giorni fa, ascoltando le indiscrezioni arrivate dall’Inghilterra, De Rossi ha chiesto un colloquio a un dirigente, per verificare la situazione. Si è sentito rispondere che la Roma non ha alcuna intenzione di venderlo, a meno che non arrivi la famosa proposta indecente. Che non c’è. La sua paura però è che sia stata la società ad accompagnare il balletto mediatico, per tastare il terreno con l’ambiente e attribuire a lui la responsabilità di un eventuale addio. La Roma, dal canto suo, non ha potuto non notare che il procuratore di De Rossi, Sergio Berti, è stato a Manchester. Non parlando solo di Kolarov, giocatore del City, e di Jovetic, altro obiettivo di Mancini. Era De Rossi l’argomento principale del viaggio. E Berti non ha chiuso le porte a un trasferimento. Tutt’altro. Ma la priorità di Daniele resta la Roma. E’ la Roma, in caso, a dover dire a De Rossi che è finita. Non succederà. Ma sarebbe bene urlarlo, finalmente, così tutti potranno dedicarsi ad altro.