(M.Macedonio) – «Lo hanno cercato da tutto il mondo. Ma lui ha detto sì alla Roma. Ed è un sì per sempre». Tanto perché sia chiaro. Lo presenta così, lo speaker dell’Olimpico, non lasciando spazio a equivoci. Perché De Rossi è “il presente e il futuro” di questa squadra, dice. E sembra davvero dargli ragione, Daniele, mentre sbuca dal sottopassaggio e fa il suo ingresso in campo.
Probabilmente ride sotto i baffi, con quell’espressione un po’ sorniona che gli conosciamo bene. Manda baci, capitan Futuro, e saluta la Sud, che manco a dirlo è tutta in piedi a gridare il suo nome. In tribuna, annuisce anche papà Alberto. Difficile, se non addirittura impossibile, immaginare un addio, davanti ad un tributo, meglio, una manifestazione d’amore come questa.
Del resto, quella di stasera è anche la sua “presentazione”: quella che era mancata un mese fa, in occasione dell’Open Day, e che lo vede infatti oggi insieme a Federico Balzaretti, Ivan Piris e Mattia Destro («che ha scelto la Roma proprio guardando quella serata» dice lo speaker), tutti assenti quel giorno. Sono appena passate le 20, quando lo stadio si sta pian piano riempiendo e in Sud compaiono i primi striscioni a lui dedicati: “De Rossi non si tocca” c’è scritto a chiare lettere nel primo; “Daniè, nun ce lascià” è la supplica contenuta nel secondo.
Fuori, intanto, continua la caccia al biglietto. In tanti, infatti, si sono sentiti rispondere, presso le ricevitorie aperte in giornata, che quelli a disposizione erano esauriti. Avendo quindi come unica alternativa – soprattutto chi rientrava apposta dalle vacanze, e non sono pochi ad averle interrotte, come già tante altre volte – quella di acquistarli al botteghino allestito presso l’ex Ostello della Gioventù, in viale delle Olimpiadi, dove la fila è andata ingrossandosi fin dal primo pomeriggio, sotto un sole cocente e la temperatura vicina ai 40 gradi, per esaurirsi solo molto più tardi, addirittura a partita già cominciata. Ma per la Roma, come si sa, questo ed altro… Il perché lo si capisce alla lettura delle formazioni.
Gli applausi per tutti, da chi è rimasto a chi è appena arrivato, la dicono lunga della voglia di ricominciare del pubblico romanista. E l’ovazione al nome di Zdenek Zeman è la riprova di come quel filo che lega la tifoseria al tecnico boemo non si sia mai spezzato in questi tredici anni di separazione. Un entusiasmo che torna a manifestarsi poco dopo, quando l’immagine del suo profilo appare sul tabellone dell’Olimpico, inquadrata dalle telecamere di Roma channel, che trasmette in esclusiva la partita. Al fischio d’inizio la Sud è piena, come lo è praticamente la Tevere, quest’anno senza più distinzioni tra centrale, laterale e parterre. Col passare dei minuti, a partita iniziata, vanno aumentando anche le presenze nei Distinti Nord, mentre resta semivuota la Monte Mario. Sono invece del tutto chiuse la curva Nord e, naturalmente, la Tribuna Autorità, oggetto in questi giorni di lavori di ristrutturazione, che investono anche l’area ospitalità dello stadio. La partita scorre via senza grandi sussulti. Ma con la squadra che ha già la fisionomia tipica di quelle messe in campo da Zeman.
Sprazzi di bel gioco se ne vedono da subito e, nel bene e nel male, la disposizione dei giocatori ricorda già quella di un tempo, dove alle folate offensive di Paulo Sergio e Delvecchio faceva spesso da contraltare qualche “buco” in difesa, immancabilmente schierata altissima. E così, quando Kaznaferis se ne va da solo verso la porta, fermato in extremis da Stek, ai tifosi sembra di rivedere qualcosa di già conosciuto. Poco male – sembrano anche dire – se non crea grossi pericoli e, soprattutto, capita una volta sola… Anche perché ci pensa a Osvaldo a portare la Roma in vantaggio, che è sempre l’espressione più bella che ci sia.
Torna ad accendersi il tifo quando è il momento dei cambi, una prima volta a metà ripresa e una seconda qualche minuto dopo. Escono un po’ tutti. E gli applausi sembrano distribuirsi anche in base alle diverse motivazioni: di apprezzamento per chi ha mostrato di sapersi già disimpegnare al meglio – vedi Bradley, che non solo sigla il raddoppio ma, ad inizio ripresa, impegna ancora di testa il portiere greco – o di incoraggiamento, come per il giovanissimo Romagnoli, che entra al posto di Castan, o per Dodò, cui vengono riservati sia pure pochi minuti di gioco nel fonale. O ancora, di ben ritrovato, come quelli rivolti a Lamela o a Bojan, o di ben arrivato, come per Mattia Destro, che non ci mette molto a farsi amare dal pubblico, mettendo a segno il terzo gol.
Escono invece insieme Totti e De Rossi, e per loro i cori sono ovviamente quelli di sempre. Con Daniele che – quasi di proposito – si ferma prima della scaletta che porta agli spogliatoi per girarsi ad applaudire, ricambiato, la curva Sud. Perché non ci siano dubbi sula sua permanenza in maglia giallorossa. L’unica alla quale – come ribadito dallo speaker – ha detto sì. Per sempre.