(A. Pugliese) – «Io la mia scelta l’ho fatta 30 anni fa e l’ho riconfermata quando ho rinnovato il contratto, 5 mesi fa (in realtà 7, ndr). Allora nevicava, ora fanno 40 gradi, ma non è una scelta che cambia con il clima». Daniele De Rossi chiude il capitolo City, almeno per quanto gli riguarda. «Resto qui, non ho mai chiesto di andare via. E quando succederà, se mai arriverà quel giorno, sarò il primo a dirlo, prendendomi tutte le mie responsabilità e comportandomi da uomo».
Incedibile o no? Il City, dunque, si dovrà rassegnare. Daniele su questo è stato chiaro, così chiaro che anche Piazza Affari gliel’ha riconosciuto (rialzo delle azioni della Roma del 10,5%, finale a 0,55 euro). «Gli inglesi sono stati gli unici a cercarmi veramente, ma sono stato chiaro con tutti: le parti interessate e il mio agente. Voglio restare alla Roma, la pressione è stata solo mediatica». Alimentata, indirettamente, dalle parole di Sabatini, che ad Irdning l’ha definito “non incedibile”. «Ci sta, sono stati venduti Zidane, Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic e Thiago Silva, figuriamoci se di fronte ad un’offerta importante non possa essere messo in discussione io. Rispetto a loro, però, qui c’è che io per la gente ho un valore affettivo notevole». Appunto, ed è anche per questo che De Rossi non partirà, vorrebbe dire «aggredire» il progetto di sviluppo del brand e conquista dei tifosi. Cedere il giocatore simbolo (con Totti), sarebbe come un autogol.
Nesta & Mancini Ma la Roma ci ha pensato o no a cedere davvero De Rossi? «Dovete chiederlo alla società, il fatto che mi abbiano fatto un contratto importantissimo mi fa pensare che puntino su di me. Ma se un giorno verranno a dirmi che non servo, che guadagno troppo o che devo andare via per problemi economici, allora ci ragionerò su, in base alle motivazioni. Mi viene in mente l’addio di Nesta alla Lazio, ma non mi sembra che la situazione economica della Roma sia la stessa». Roberto Mancini, di quella Lazio, ne era appena diventato il tecnico. «Con lui ho parlato una sola volta, voleva sapere come la pensavo. Io gliel’ho detto: lo stimo, come lui stima me, ma voglio restare alla Roma».
Totti & Champions Come in giallorosso ci è rimasto per sempre Francesco Totti, l’altra scelta d’amore. «Finirà la carriera minimo con uno scudetto, vincerne uno anche io nei prossimi 5 anni vorrebbe dire chiudere al massimo la mia carriera. Totti poteva vincere tutto e togliersi tante soddisfazioni, come il Pallone d’oro. Ma io non sono un talento indiscutibile come lui, a quei premi non ambisco». Già, lo scudetto, chissà se la Roma può sognarlo. «Per ora il mio sogno è tornare a fare la Champions League: la Juve è ancora più forte di tutte, ma noi ci siamo rinforzati e abbiamo assottigliato il gap. Di scudetto non me la sento di parlare, ma la sensazione è che si possa fare una grande stagione».
Zeman, Luis e Montella Sensazione legata soprattutto al ritorno di Zdenek Zeman a Roma. «Con lui non ho mai avuto problemi, se non lo conosci non ti rendi conto di quanto sia piacevole. Prima dell’inizio della stagione ero dispiaciutissimo per Luis Enrique: speravo potesse prendersi una rivincita, se la merita. Poi ho fatto il tifo per Montella: lo conosco, so che è un grande allenatore. Zeman, invece, mi sembrava musone, avevo paura di poter avere qualche problema con lui. Ed invece ho scoperto una persona completamente diversa da quella che mi immaginavo».
Rivalità Juve Zeman, però, che in questi giorni è già tornato ad essere il nemico numero uno della Juve. «Non credo che le sue frasi possano impedirci di vincere. O, almeno, non più… Il mister è un valore aggiunto, a Roma oggi c’è un entusiasmo incredibile e il 90% è merito suo. È libero di dire quel che pensa e spesso in passato ha detto cose importanti per il calcio. Ma io con la Juve ho solo rivalità da tifoso, 3/4 dei bianconeri sono amici veri». Ed allora via, da oggi De Rossi guarderà solo al campo. Magari anche come difensore centrale. «Se servirà, per me va benissimo. Magari così possiamo fare che mi pagano tanto per fare due ruoli». Magari, ma sempre a Roma.