(M.Cecchini) – Che James Pallotta sia diventato il 23° presidente della Roma, in fondo, interessa essenzialmente a due categorie: agli statistici e agli scaramantici (Tom DiBenedetto non è stato esattamente un portafortuna). Dal 14 dicembre infatti, giorno in cui all’(ormai) ex numero uno furono tolte le deleghe operative, tutti sapevano come il magnate di Boston appassionato di basket fosse il leader della proprietà. Allora che cosa cambia? Probabilmente nulla, ma forse no. Detto che in un mondo di prestanome e scatole cinesi la chiarezza è sempre un bene da preservare, è possibile che l’esporsi in prima persona dia modo al nuovo presidente di mettere un altro pezzetto di cuore in questa avventura nata nel nome del business. Sappiamo come per vincere conti soprattutto il denaro, ma chissà che l’esporsi in prima persona non accresca il desiderio di Pallotta di fare la storia. (Quasi) tutti i suoi 22 predecessori, d’altronde, volevano proprio questo.