(T. Carmellini) – Primo esame vero! Seconda giornata di campionato e la Roma è già condannata a vincere: cosa che a San Siro contro l’Inter non è affatto una cosa scontata. Ma stasera, stadio Meazza ore 20.45, per la nuova squadra targata Zeman sarà subito un passaggio fondamentale per rialzare la testa dopo il brutto pari col Catania e poter lavorare con serenità nelle prossime due settimane di nulla causa impegni della nazionale. Già, perché come fin troppo spesso accade quando si tratta di Roma e del calcio Capitale, Totti & Co. stasera a Milano avranno tutto o quasi da perdere, con la spada di Damocle sulla testa forgiata dalla prima brutta uscita casalinga, dai fantasmi di Montella e da un mercato che non ha riservato l’atteso botto finale.Anzi, la Roma ha fatto a meno anche del talento di Bojan, giovane o meglio «bambino» (come lo ha definito Zeman), al quale sono bastate 35 partite (metà delle quali da dimenticare) e 7 gol per diventare l’idolo di una parte della tifoseria. Ora il problema non è certo la partenza di un talento che a Barcellona non era esploso «perché davanti aveva Messi» (?) e qui ha avuto le sue chance da un allenatore che lo aveva preteso a Roma e che forse, a conti fatti, nel suo flop complessivo ha pagato anche le cilecche del giovane attaccante spagnolo. No, semmai il problema sono le responsabilità, perché se prendi un allenatore come Zeman non puoi star lì a fare i conti della serva ma lo devi assecondare nelle sue scelte, seguire il suo istinto e fidarti ciecamente sul dove sta portando la tua nave. Sugli scogli? Sì, il rischio c’è, ma Zeman ha diritto ad avere le sue chance, di aver tempo per far crescere questa Roma e provare a imporre un calcio che, seppur in parte, s’era intravisto in quel fruttifero pre-campionato che fin troppo aveva illuso i tifosi giallorossi. E non è tutto, perché il «povero» Zeman deve vedersela anche con le «vedove» di Montella (categoria molto in voga nella Capitale… e non solo dell’aeroplanino) che con il suo avvio a razzo sulla panchina della Fiorentina ha rianimato tutti coloro che avevano tifato per la sua conferma sulla panchina giallorossa. Insomma, alla Roma far bene può anche non bastare, perché i fattori «esterni», purtroppo, contano eccome. Vuoi che qualcuno, in caso di sconfitta stasera, non rinfacci alla Roma di aver perso contro il suo ex allenatore delle giovanili? Matematico! Palla a Zeman quindi che contro l’Inter farà la sua prima uscita ufficiale lontano dall’Olimpico alla guida della Roma e, per uno strano scherzo del destino, proprio a San Siro, campo sul quale fece il suo esordio in serie A in un Inter-Foggia del ’91. In tema di esordi attesissimo quello di Destro in maglia giallorossa che, scontato il suo turno di squalifica, stasera sarà regolarmente a disposizione di Zeman per dimostrare alla Roma di valere i quindici milioni spesi per acquistare il suo cartellino. Per lui anche l’occasione per convincere Prandelli a tenerlo in pianta stabile nel gruppo degli azzurri che sognano Rio 2016. Ma per i sogni c’è tempo e stasera intanto c’è l’Inter: brutta bestia, nera per Zeman che a San Siro poi non ha mai vinto una partita in tutta la carriera: e qualcosa vorrà pur dire. Per sfatare questo tabù il tecnico boemo dovrà, tra l’altro, iniziare a fare scelte pesanti, come decidere se utilizzare dal primo minuto il «tridente pesante» Totti-Osvaldo-Destro: i tre attaccanti più forti della Roma sono così diversi tra loro e forse, nel reparto offensivo giallorosso, sono proprio quelli che si integrano meno bene tra loro. Si vedrà. Difficile pensare che Zeman a San Siro contro l’Inter decida di rinunciare alla esperienza e al carisma di Totti che dall’altra parte troverà un’altra bandiera di questo campionato: Zanetti. In due hanno giocato più partite degli altri venti in campo: e sempre con la stessa maglia. Un altro tema che rende questa sfida unica, oltre al fatto che sulle due panchine ci saranno il tecnico più giovane e quello più vecchio dell’intera serie A: generazioni a confronto, ma soprattutto due modi diversi di intendere il calcio. E chi l’ha detto che la spregiudicatezza è un «difetto» di gioventù… Zeman conferma.