(C. Zucchelli) – Meravigliosa. Splendida. Una grande Roma, guidata da un grandissimo Totti in campo e da un altrettanto grande Zeman in panchina, vince 3-1 a San Siro contro l’Inter e fa capire a tutti che la squadra svogliata e poco precisa vista una settimana fa all’Olimpico contro il Catania è solo un lontano e sbiadito ricordo. Nella seconda giornata di campionato i giallorossi vanno al Meazza e, a parte 20 minuti del primo tempo, dominano in lungo e in largo la squadra di Stramaccioni. Fanno tre gol (Florenzi, Osvaldo e Marquinho), ne subiscono uno sfortunatissimo e mettono in campo corsa, geometrie, sudore e tutte quelle qualità che caratterizzano le squadre di Zeman. Prima vittoria in campionato quindi e peccato che adesso ci sia la sosta per le nazionali.
Perché una squadra così dovrebbe tornare subito in campo e invece bisognerà aspettare due settimane: l’appuntamento è per metà settembre all’Olimpico contro il Bologna. Un Olimpico che, c’è da giurarci, sarà pieno per continuare ad accompagnare la corsa della Roma. In questi 15 giorni ai romanisti faranno compagnia i ricordi della super notte di San Siro. Una notte in cui la squadra parte benissimo: corre, lotta, pressa a tuttocampo. Le maglie bianche sono ovunque, l’inizio stentato contro il Catania è alle spalle. Dopo un quarto d’ora corso a mille ma senza impensierire Castellazzi, al 15’ Roma in vantaggio: Totti riceve a sinistra, Zanetti lo guarda, il Capitano ha tutto il tempo di mettere in mezzo di destro un cross perfetto che Florenzi, inserendosi benissimo, piazza di testa nell’angolo alla sinistra di Castellazzi. Terza presenza in serie A e primo gol per il centrocampista giallorosso, che ha esordito in A proprio al posto di Totti e che festeggia buttandosi in braccio al numero 10. Gli altri compagni lo abbracciano, quelli in panchina si alzano tutti in piedi per battergli le mani e mentre ancora esultano Milito si trova a tu per tu con Stekelenburg ma l’olandese esce perfettamente sul pallone e sventa il pericolo.
La Roma da quel momento arretra il baricentro, Stramaccioni indica a Pereira, Nagatomo e Milito di puntare Piris, l’uomo più in difficoltà della retroguardia romanista, e l’Inter si sveglia. Ci prova Sneijder dal limite dell’area ma Stekelenburg blocca senza problemi, poi Zeman è costretto a togliere De Rossi per un problema alla gamba destra (fallo di Pereira) e mette al suo posto Marquinho: il brasiliano si sistema a sinistra, a destra si sposta Florenzi. La Roma continua a soffrire ma sembra reggere almeno fino al primo minuto di recupero quando Cassano, servito da Sneijder, si libera di Castan e lascia partire un tiro che, impattando su Burdisso, inganna Stekelenburg, sbatte sul palo ed entra in rete.
Il gol prima del riposo potrebbe essere una mazzata per la Roma ma così non è: Totti e compagni entrano in campo trasformati e dominano per 45 minuti in maniera netta e indiscutibile. Osvaldo nei primi minuti si divora l’impossibile, tira alto invece di servire Destro, si fa ammonire, sbaglia qualche appoggio di troppo ma, dopo 22 minuti, si fa perdonare di tutto e di più. Splendido – splendido! – assist filtrante di Totti che taglia in due la difesa dell’Inter, Osvaldo si fa trovare pronto e con un tocco sotto morbidissimo supera Castellazzi in uscita. 2-1 e via.
L’Inter prova a reagire ma la Roma è straripante: Destro lascia il posto a Lamela, Florenzi sbaglia solo davanti al portiere ma è stremato, e lo dice pure alla panchina, Totti corre per tre e lo trovi a centrocampo, in difesa, al centro e sulla fascia. L’Inter fa poco o nulla, Palacio entra ma non incide e a dieci minuti dalla fine Marquinho chiude i conti: assist di Osvaldo, il brasiliano riceve e da posizione defilata col sinistro non lascia scampo al portiere interista. Da lì alla fine succede poco o nulla: i tifosi interisti lasciano il Meazza, quelli della Roma, circa un migliaio, cantano e si fanno sentire. È festa totale, macchiata solo in parte dall’espulsione di Osvaldo allo scadere. Già ammonito, viene cacciato da Bergonzi per un tocco di mano ingenuo ma veniale. L’italo-argentino scuote la testa e esce dal campo perplesso. Ma col sorriso. Perché una notte così, una partita così, non può e non deve essere rovinata.