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GAZZETTA DELLO SPORT Sprechi e boom

Vincenzo Iaquinta

(G. Di Feo) – Il pomo della discordia non c’è più. L’anno scorso di questi tempi il campionato era appena iniziato, con una settimana di ritardo perché calcio e calciatori erano sul piede di guerra e l’Aic aveva proclamato un turno di sciopero. E tra i punti di discussione c’era il prelievo fiscale extra previsto dal governo per i redditi superiori ai novantamila euro annui e soprattutto chi avrebbe dovuto pagarlo. I calciatori o i club? Il vecchio accordo collettivo prevedeva che la retribuzione potesse essere anche espressa al netto, cosa che però avveniva spesso e di conseguenza pagare le tasse era un’incombenza della società. Che ovviamente, di fronte a un prelievo che applicato sui contratti monstre di certi big sarebbe arrivato a costare una tombola, non ci stavano. E difatti il nuovo accordo, firmato e approvato ad agosto, oltre a novità di rilievo come la possibilità di sospendere lo stipendio agli squalificati per scommesse, illecito sportivo o doping, prevede che la retribuzione vada espressa al lordo. Così, in parole povere, al cambiare delle tasse cambia quello che entra in tasca all’atleta senza intaccare le casse del club.

Quelli pesanti Tasse a parte, spulciando gli stipendi di A si trovano 120 milionari. Ovviamente al netto dei bonus, perché contando quelli (alcuni sono facili facili da ottenere) diventano tanti di più. La paga, però, non è sempre direttamente proporzionale al posto in squadra.Anzi, ci sono tanti casi di stipendi gravosi che non giocano. Uno, per esempio, è Iaquinta, al suo ultimo anno di contratto da 3 milioni con la Juve: nei piani di Conte non rientra, qualche timido tentativo di cessione c’è stato ma senza esiti, magari a gennaio ci si riproverà ma l’impressione è che si vada a scadenza. Al top degli ingaggi della Samp, invece, spicca il milione e mezzo di Palombo, contratto fino al 2015. In estate era appetito, ma di questi tempi a medio-alto livello un ingaggio così non se lo accolla nessuno. L’ex centrocampista dell’Inter aveva anche trattato la risoluzione con i blucerchiati, ma l’accordo non si è trovato. Ora, chiusi anche mercati interessanti tipo Russia o Turchia, si allenerà col gruppo e deciderà Ferrara.

Scadenze spinose L’ingaggio è questione particolarmente spinosa nel caso dei contratti in scadenza. Alla Lazio, che già di suo spende quasi 7 milioni di giocatori (Foggia, Matuzalem e Sculli, al lordo) che si allenano a parte ed è riuscita a smaltire poco sul mercato, c’è Diakite: a libro paga per 300mila euro per l’ultimo anno, l’estate è stata tutta un trattare tra Lotito e i suoi agenti per il rinnovo ma tra domanda e offerta resta tanta distanza. La Lazio vuole tenerlo e possibilmente firmare il nuovo accordo prima di gennaio, quando il ragazzo può accordarsi con un altro club: il braccio di ferro continua. Sempre Roma, sponda giallorossa, c’è in arrivo un contratto nuovo nuovo per Florenzi: Zeman ne ha già fatto un uomo chiave in mediana, i 30mila euro che prende ora ne fanno un titolare low cost da applausi ma vanno perlomeno decuplicati. Ma di talento a basso costo ce n’è. Occhio a Stoian, romeno che a Bari ha fatto un paio di gol da manicomio, al Chievo nell’affare Bradley. O al regista Onazi (Lazio), e alle punte Sosa (Palermo) e Tallo (Roma): viaggiano tutti sui centomila. Uno sguardo anche a Diop, attaccante senegalese sgrezzabile ma con una voglia matta di emergere e i mezzi per farlo: se il Toro avesse preso un’altra punta sarebbe andato in B (Grosseto) rinnovando, invece è restato e Ventura lo vede bene, benissimo.

 

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