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GAZZETTA DELLO SPORT Flash di Destro poi tanta fatica L’Italia ancora non ingrana
(L. Garlando) – Turiamoci il naso e sorbiamoci questo brodino da 3 punti. Convinciamoci che il successo della Bulgaria sull’Armenia rivaluta il nostro pareggio di Sofia e osserviamoci in testa al girone, al fianco dei bulgari che ospiteremo in casa. La realtà, ad essere onesti, è molto meno poetica. Abbiamo battuto 2-0 Malta che in Italia non ne aveva mai beccati meno di 5. Il secondo gol lo abbiamo segnato su corner in pieno recupero. Se un giorno dovremo ragionare di differenza reti, magari ci verrà il mal di pancia ricordando Modena. Ma soprattutto Prandelli non ha trovato ciò che cercava dopo Sofia: l’identità di gioco e l’anima da combattimento che avevamo fino all’Europeo. Da salvare la guida di Marchisio e l’esordio di Insigne. Pirlo ancora sotto tono, Osvaldo non si è confermato. Alla fine l’italiano più felice era Pietro Ghedin, che ha guidato Malta, orgogliosa e organizzata, a una sconfitta storica, nel senso buono.
Destro illude Ghedin attrezza il 4-4-1-1 della resistenza in modo logico e scolastico: la mezzapunta Schembri incollato a Pirlo e due linee compatte dietro. Ma al primo lancio in verticale di Marchisio, le due linee si disarticolano come marionette e Destro si ritrova davanti alla porta: gol (6′). Troppo facile. Marchisio domina e imposta, delegato da Pirlo, braccato e defilato. Tutti pensano: il gol aiuterà l’Italia a sciogliersi e a ritrovarsi dopo il balordo esordio di Sofia. Macché. Sembra che Prandelli abbia nascosto così bene le belle cose del biennio che non riesce più a tirarle fuori. A cominciare dal palleggio e dalla manovra organica. Non c’è più. Mancano le distanze, l’ordine e la pazienza per far circolare la palla in attesa del varco giusto; quella «pazienza da grande squadra» che il c.t. aveva invocato pubblicamente. Solo lanci nel mucchio, verso le due punte, nella speranza che i maltesi stecchino ancora. I tiracci isterici di Bonucci sono un’ammissione di impotenza.
Fasce aride Diamanti ci mette l’anima, ma per conto suo, un corpo estraneo rispetto alla mediana. Prandelli lo pilota di continuo, come avesse un joystick. Un tempo lì in mezzo c’era un quadrilatero che respirava la stessa idea. E non parliamo degli esterni. Il rombo lascia varchi ai corridori di fascia che Prandelli ha sempre preteso aggressivi. Cassani e Peluso mostrano carenze tecniche imbarazzanti. E’ un momento storico di grande carestia per i nostri terzini. Dove germogliavano i Gentile e Cabrini non nasce più nulla. E così l’illusione di un tiro a segno da luna-park svanisce. In 45 minuti tiriamo solo due volte nello specchio della piccola Malta e loro si prendono il lusso di ricambiare con piccolo spavento a Buffon con Briffa (33′). Terrorizzati dall’idea della figuraccia, i maltesi combattono con orgoglio e una reattività agonistica che gli azzurri non mostrano. Anche per questo all’intervallo qualcuno fischia.
Bravo Insigne Prandelli toglie il disordinato Diamanti e cancella il ruolo più traumatico della sua gestione, quello del trequartista: 4-3-3 col debuttante Insigne largo e sinistra e Destro sulla banda omonima, dove lo relega Zeman. Il piccolo napoletano risveglia il pubblico con una serie di belle irruzioni di fascia: punge, dribbla e assiste. Di questo abbiamo bisogno, di ragazzi che mangino l’erba e giochino come se Malta fosse la Spagna. Entra anche Pazzini invocato dal popolo per un deludente Osvaldo. Visto il buon esito del passo corto di Insigne, dentro anche Giovinco. Il gol arriva da fermo, un’incornata di Peluso su angolo al 47′: secondo tiro nello specchio della ripresa, in totale quattro soli tiri nella porta di Malta che merita di ricordare con orgoglio la notte di Modena. Noi ripartiremo dall’Armenia, in ottobre. Per allora speriamo che Prandelli si ricordi in quale cassetto ha nascosto la sua bella Italia.