(T. Carmellini) – Ancora Zeman, sempre lui. Deciso, schietto,spaventosamente coerente con se stesso, con quanto detto e fatto per una vita intera.Non sorprende lui,quanto chi si sorprende ancora di lui. Zeman è così, prendere o lasciare,pacchetto «all inclusive» nel quale c’è tutto: la grande preparazione tecnica e sagacia tattica che lo ha fatto diventare uno dei santoni del calcio moderno; l’enorme carisma che ha consentito alla Roma di rimettersi in piedi dopo il disastro (a malincuore ma è impossibile definirlo diversamente) Luis Enrique e riportato allo stadio centomilapersone in due sole partite; la correttezza assoluta nella preparazione di una squadra a «pane e acqua», fatta solo di tanta fatica e sudore;ma anche la sua naturalezza nel dire sempre e comunque quello che pensa e quindi di crearsi nemici nelle caste (spesso potenti… strano eh!?) e tra chi non la vede come lui. Il problema quindi non è lui, ma un sistema che non è ancora pronto per sentirsi dire cose c’è che non va, senza compromessi, senza finti complimenti o secondi fini. Zeman ha pagato di persona per quello che ha pensato edetto in passato e trediciannidi«esilio»nesolo la conferma: quindi poi a conti fatti tanto «paraculo» non è… Qualcuno pensa (ma non dice) e ha sostanzialmente il timore, purtroppo condiviso da molti, che le sue dichiarazioni possano nuocere alla Roma… Ecco, forse il «vero» problema è proprio questo: accettare che ci possa essere qualcuno (o qualcosa… magari chiuso in un palazzo)ingrado di decidere il futuro o le vicendediunasquadraatavolino: che sia la Roma o il Poggibonsi. Spaventa molto più questo che non la schiettezza di Zeman che, nonostante tutto, almeno dal punto di vista verbale, nella sua vita non ha sbagliato un colpo.