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IL TEMPO “Ora non uccidete Piris e il tecnico”

Walter Sabatini

(A. Serafini) – Un giorno di ordinaria follia o il conseguente epilogo di una storia vista troppe volte all’Olimpico? Un dubbio che continuerà a battere forte nella testa di Walter Sabatini, visibilmente deluso mentre scende i gradini della tribuna. I motivi della disfatta sono difficili per analizzarli a caldo, soprattutto dopo aver assistito ad un secondo tempo totalmente fuori dagli schemi. «Questa – spiega il ds – è la prima dolorosissima sconfitta della stagione, il risultato di oggi non aiuta il nostro processo di crescita. Credo che l’incubo sia iniziato nel primo tempo, dove mi è sembrato di vedere i primi segnali di una squadra pronta a rilassarsi».

 

Sabatini si dice pronto a riflettere, insieme al suo tecnico, sul black out, che ha investito la squadra: «Le partite possono essere condotte in porto anche se si perde di brillantezza. Nonostante i ragazzi si siano disuniti, non capita di subire due gol in un minuto. Poi abbiamo perso fiducia, ci sono state 2-3 parate di Agliardi, che ci hanno fatto capire quanto la fortuna ci abbia voltato le spalle. Se il limite dei giri è fissato a 3000, la Roma deve essere una macchina sempre pronta a mantenere una soglia sopra i 2900». Motori a parte, la differenza finale è stata creata verosimilmente dai grossi errori individuali. A partire proprio da Piris: scelta personale e mirata dello stesso Sabatini, che sul giovane uruguaiano alza un muro di protezione totale: «Nessuno uccida il giocatore. Nei settanta minuti di partita prima del gol, che non è sua responsabilità, ha fatto molto bene, anche nel sostegno all’azione offensiva. Credo sia stato condannato più dalla seconda rete, subendo ingenuamente la combinazione avversaria. Deve essere forte, come tutti, non ci dobbiamo inginocchiare per una sconfitta. Giocherà, migliorerà: sui giocatori che fanno bene o meno bene, mi prenderò la responsabilità diretta».

 

Una difesa a spada tratta, che coinvolge anche il tecnico: «Chi attacca Zeman perde solo tempo, la sua filosofia non c’entra nulla con il risultato finale». Perchè alla fine, qualche sprazzo di luce nell’arco di tutta la gara si è visto: «Ripartiamo dalla grande condizione di Totti e dalla prepotenza di Lamela». Pochi segnali positivi in una preoccupante discontinuità.


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