(T.Carmellini) L’urlo liberatorio arriva dopo settantatre minuti di gioco. Perché è evidente tutto il potenziale di questa Roma “work in progress”, una squadra alla quale serviva come il pane questa vittoria. Per i tre punti fondamentali, ma soprattutto per la testa di una squadra che rischiava di restare impantanata tra i fantasmi del passato e un futuro ancora impalpabile. Eppure era iniziata in salita, perché i giallorossi non sembravano aver ancora smaltito le tossine della pesante sconfitta contro il Milan. Così le lezioni del professo “Zichici” sulla lavagna di Trigoria (dodicesima formazione stagionale: stavolta fuori gli spagnoli) non sembravano aver sortito effetto sui difensori giallorossi che sul sintetico di Novara hanno rischiato la prima volta su palla inattiva dopo settanta secondi. Evidente come il vero problema della Roma era e resta lì dietro. Ogni volta che arriva la palla in area il sistema giallorosso traballa e Stekelenburg (che continua ancora a convincere poco tra i pali ma fa una grande parata nella ripresa), viene graziato dalla puntualità del guardalinee che annulla un gol al 19°: Marianini, ancora da palla inattiva, aveva segnato di testa, tutto solo, in mezzo all’area giallorossa. Nella dodicesima profezia asturiana, c’è De Rossi qualche metro più avanti con Gago spostato più indietro davanti alla difesa. Di fatto la Roma perde qualcosa in fase di filtraggio, ma guadagna molto in qualità e manovra in mezzo al campo: l’idea è giusta, perché forse tenere il centrocampista azzurro a fare il libero vecchia maniera, era davvero uno spreco. La Roma fa gioco, ma fatica a trovare la porta negli ultimi metri, Lamela messo a fare l’attaccante non ha lo spazio sufficiente per dar sfogo alla sua pazzesca progressione. La sintesi è più o meno la stessa delle ultime uscite: tanto possesso palla, pochi tiri in porta. La svolta arriva nella ripresa quando Luis Enrique gioca la carta Bojan: l’uomo che cambierà la partita, anche perché il suo ingresso metterà molto meglio la Roma in campo. Pjanic si rimette a fare il suo, Lamela può tornare qualche metro più indietro e Gago è più libero di avanzare. Nascerà proprio su questa asse il gol della svolta. Sottosuola di Lamela, Gago tiene con i denti un pallone “sporco” che Pjanic trasforma nell’idea giusta prima della gemma di Bojan: gran gol, per niente facile, e decollo giallorosso. Il raddoppio di Osvaldo (5° gol stagionale) è accademia, la Roma non ha più paura e adesso guarda il futuro con un’altra testa.