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ORA D’ARIA “Riflessioni Sparse” Paolo Marcacci

Ora d'aria di Paolo Marcacci

Questa settimana vorrei iniziare sfatando un luogo comune che riguarda il mondo del calcio, quello secondo il quale i suoi protagonisti non hanno il senso dell’umorismo: Genoa-Juventus di domenica scorsa ci ha insegnato che non è affatto vero; Preziosi, ad esempio, è proprio ‘na sagoma! Peraltro di cartone, lo stesso materiale di cui un tempo erano fatte le valigie degli emigranti: questa è la dimostrazione che quando si parla di Preziosi alla fine una valigetta spunta sempre fuori. Ma se la sagoma di cartone è regolamentare in tribuna, mi sfugge come abbiano fatto ad omologare quella di Borriello che era in campo al posto dell’originale. Sempre a proposito della gara di Marassi, in molti si sono lamentati del fallo di Bonucci (uno che scommette sempre sul proprio senso dell’anticipo) da ultimo uomo: i più superficiali ancora non hanno imparato che in maglia bianconera gli ultimi (uomini) saranno comunque i primi. Manca molto al Natale ma una cosa ormai è chiara: Zeman farà soltanto il presepe, nella sua casa al Fleming; l’albero no, perché di Abete non vuole più sentirne parlare.L’importante è che il boemo abbia la dirigenza dalla sua parte: quella del CONI intendo, visto che Gianni Petrucci aveva espresso nei suoi confronti una certa approvazione.

Comunque, dopo il rocambolesco due a tre casalingo contro il Bologna, in molti si sono scagliati contro quelle che sono ritenute le ataviche carenze del gioco zemaniano: del resto è arcinoto che tra i difetti del suo quattro-tre-tre ci sono da sempre: il mutismo del portiere in uscita che viene obbligato dal tecnico a non chiamare la palla al difensore; lo sguardo esterrefatto del laterale di difesa che si fa ipnotizzare dalla palla invece di seguire l’avversario, con l’aggravante che da qualche anno all’Olimpico un Diamanti è per sempre; la fascinazione del violino tzigano, come dimostra la ricerca spasmodica di un’esultanza di Gilardino, con relativa richiesta di bis a cui il musicista non si è sottratto, anche perché nel primo tempo si era dedicato a memorizzare lo spartito, avendo smesso di fare l’attaccante. Domenica si dovrebbe giocare ad Is Arenas, dove di conseguenza avrebbe fatto comodo Toro-sidis; a porte chiuse, sperando che Stekelenburg la prenda in parola.  E’ stato anche un grande martedì di Champions, soprattutto al Bernabeu di Madrid, dove era un campo, tra City e Real, circa un miliando di Euro: è la prima volta che dentro uno stadio si raggiunge un Pil superiore alla nazione che è rimasta fuori.  La partita (in cui per una volta la scivolata di Mourinho non è stata dialettica) ha anche confermato che di questi tempi tutti gli Alonso cercano disperatamente di “lisciare” qualcosa: Xabi il traversone di Kolarov, Fernando il bacio della Fornero, che visto l’abito indossato al Gran Premio ricorderemo come “La tonaca di Monza“, quella con la guardia del corpo un po’ str…ana. Chiudo con una perplessità: non ho capito il disappunto evidenziato dai milanisti per la prestazione dei propri beniamini contro l’Anderlecht, a San Siro. Bastava alzare gli occhi al tabellone e apprendere che in quel mentre andavano a segno sia Ibra che Thiago Silva.
Insomma, Parigi val bene una messa (in banca).
Paolo Marcacci 
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