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IL MESSAGGERO. Osvaldo non si ferma

Daniel Pablo Osvaldo

(M.Ferretti) Tra una cipolla e una mitraglia, tra una critica esagerata e un elogio spropositato, Daniel Osvaldo, l’(ex) oggetto misterioso del mercato della Roma, ha segnato gli stessi gol di Zlatan Ibrahimovic. Anzi, lo svedese del Milan ha dovuto/potuto sfruttare un tiro dal dischetto, ieri contro il Catania, per arrivare a quota 5 gol. Qui, per carità, non si vuole dire che Osvaldo è forte quanto Ibra: se mai, si vuole soltanto sottolineare il buon rendimento dell’attaccante italo-argentino che, per via di quei 15 milioni (bonus esclusi) sborsati per portarlo via da Barcellona, era stato accolto a Roma con una punta eccessiva di scetticismo. Cinque reti in dieci partite di campionato, cioè mezza a gara, che l’hanno proiettato in pianta stabile in azzurro: Cesare Prandelli, che lo aveva convocato per le partite contro Serbia e Irlanda del Nord (con tanto di esordio a Pescara), lo ha confermato per i prossimi impegni in Polonia e contro l’Uruguay all’Olimpico, il 15. Rossi è infortunato, Cassano è in convalescenza e questo ha facilitato la chiamata del romanista, ma Osvaldo era stato convocato in azzurro anche quando i due attaccanti titolari stavano bene. Prandelli ci conta, la convocazione precedente non era stata casuale e questo per Osvaldo potrebbe essere un segnale importante in vista degli Europei del prossimo anno considerando i problemi che attualmente sono e saranno costretti ad affrontare Rossi e Cassano. Probabilmente è un gradino dietro Balotelli, nelle gerarchie azzurre; forse non sta davanti a Pazzini, ma di certo è alla pari di Matri e Giovinco, gli altri attaccanti chiamati ieri da Prandelli. Occhio a Di Natale, se mai, per il futuro. Cinque gol, dicevamo, tutti su azione. Due di testa (contro Parma e Novara), uno di sinistro (contro la Lazio) e due di destro (contro Siena e Atalanta). Una curiosità: Osvaldo in trasferta ha segnato soltanto di testa. Le statistiche dicono che è un attaccante d’area, visto che ha confezionato i suoi cinque gol tutti all’interno dei sedici metri avversari. Questo vuol dire che non sa segnare da lontano, che non ha il tiro pesante? In realtà, prima di dare una risposta all’interrogativo dovremmo ricordarci come gioca la Roma, una squadra che finora non ha mai segnato un gol da fuori area: tredici reti complessive, nessuna dall’interno dell’area avversaria. Se Osvaldo non fa gol da lontano, quindi vuol dire che si adegua al gioco della Roma. O no? Luis, che l’ha voluto a tutti i costi a Trigoria, gli ha dato fin dall’inizio del campionato una fiducia infinita: Dani è stato sempre presente e da titolare, con l’unica eccezione della trasferta in casa del Genoa (ma poi è subentrato). Ha cambiato quasi sempre partner, una volta Bojan, un’altra Borini e un’altra ancora Borriello o Lamela, come accaduto a Novara, ma la sua titolarità non è stata mai messa in discussione. Dicono che non abbia tecnica raffinata, dicono anche che non ha grande rapidità ma i cinque gol smentiscono tutti e tutto. O meglio, magari con i piedi non sarà un fine dicitore ma il suo mestiere è far gol e i gol li fa. Serve altro?

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