(N. Zancan) – La prima notizia è che il capitano della Lazio, Stefano Mauri, è indagato per riciclaggio dalla procura federale svizzera. Hanno scoperto 350 mila eurosu un conto corrente intestato ai suoi genitori. Sono stati versati a novembre del 2010 in una banca di Berna, ma non credono si tratti di un regalo affettuoso. Quei soldi necessitano spiegazioni. La seconda notizia è che questa storia è estremamente evocativa.«Davvero molto simile a quella di un altro giocatore della Lazio – dice un investigatore – ecco perché bisogna mettere in comune le carte e approfondire». Si riferisce a Luciano Zauri, indagato dalla procura di Milano per lo stesso reato. Ancora riciclaggio. Un milione di euro planati su un conto svizzero, dopo diversi passaggi, dall’Italia agli Stati Uniti, banca per banca, con rimbalzo in un paradiso fiscale dei Caraibi. Soldi messi in moto con un giro di false fatturazioni. Pagamenti fittizi per prestazioni mai eseguite. Al centro, il procuratore di Zauri, Tullio Tinti, anche lui indagato. Nel ruolo di tramite.
E così, per farla semplice, il calcio italiano si affaccia su un nuovo possibile scandalo. Due procure diverse stanno lavorando sullo stesso scenario.Fondi neri. Evasione fiscale. Ipotizzano che in serie A una parte degli stipendi sia fuori dai bilanci ufficiali. Come se in alcuni casi valesse la legge non scritta: «Se vuoi, puoi guadagnare di più, ma lo prendi così». A Milano sono arrivati a Zauri seguendo il lavoro di un commercialista svizzero, tal Giovanni Guastella. Secondo gli investigatori la sua società «Doge» altro non era che una centrale per false fatturazioni. Sempre negli uffici di Guastella è stata sequestrata una lista con duecento clienti. Comprese le società di calcio Catania, Udinese, Ascoli, Cesena, Empoli e Reggina. Tutto materiale che presto verrà condiviso con gli investigatori elvetici. Perché anche loro, seguendo il conto corrente intestato ai genitori di Mauri, sembrano arrivati allo stesso punto. Ora si tratta di incrociare i dati.
Stefano Mauri doveva essere interrogato ieri, ma ha chiesto un rinvio. Vuole essere sentito in Svizzera, e così sarà. Ha già preso contatti con un avvocato di Berna. Mentre la madre si è presentata con la documentazione sul conto corrente. «Ma non è a lei che vogliono rivolgere le domande» dice il gip di Cremona, Guido Salvini. Era lui il giudice designato per condurre l’interrogatorio, richiesto per rogatoria. E in effetti, resta da spiegare cosa c’entri, in tutto questo, la procura di Cremona. Ebbene: pare che gli investigatori svizzeri si siano impressionati guardando alla televisione di Stato un’intervista di Marco Paoloni, ex portiere della Cremonese, indagato proprio qui per il calcioscommesse. Paoloni è l’inizio di tutto. È accusato di aver messo il sonnifero nelle borracce dei suoi compagni per addomesticare una partita. Dai malori conseguenti è venuta giù la slavina che ha travolto il calcio italiano. Ebbene, l’ex portiere ha dichiarato alla televisione svizzera: «Ero malato di scommesse. Ma non sono il solo. In Italia il settanta per cento dei giocatori lo fa». Agli svizzeri è venuto il dubbio che quel conto di Mauri, essendo pure lui indagato a Cremona, potesse avere a che fare con questa storia. Con la malattia. Ecco perché hanno chiesto di poter sentire alcuni protagonisti dello scandalo. Dopo Paoloni, oggi tocca ai pentiti Carlo Gervasoni e Filippo Carobbio. E poi a Mauro Bressan, che ha chiuso la carriera di calciatore in Svizzera. «Ma qui non c’entrano le scommesse dice un investigatore – i tempi fra i versamenti e le puntate non combaciano. Questa è un’altra storia. Sembra la storia dei pagamenti in nero nel calcio italiano. Vediamo…».
PRIMO PASSO
Il laziale indagato per riciclaggio dalla procura federale elvetica