(T. Carmellini) – Evidente come ilcontenzioso-stadio vada fuori l’ordinaria diatriba tra una squadra di calcio e l’organo che la rappresenta. No, qui c’è di mezzo una battaglia politica tra il presidente e le istituzioni locali: perché è evidente che Cellino, forte della pressione del club esercita sulla città, ha cercato di forzare la mano. E la Lega? Ha fatto il pesce in barile consegnando tutto nelle mani del Prefetto. Il nodo della questione era chiaro: da una parte le istituzioni locali che avrebbero voluto dare al Cagliari e quindi a Cellino, il vecchio stadio Sant’Elia per il quale il numero uno del club sardo pagava un corposo affitto; dall’altra l’imprenditore che a farsi tirare per la giacchetta non ci stava al punto di costruire, di sana pianta, uno stadio nuovo. Posizioni chiare, fin quando Cellino è dovuto andare a chiedere i permessi e l’agibilità di un impianto che al Comune è chiaramente andato di trasverso. Quindi il «no» ufficiale e l’inizio di una battaglia legale culminata con l’ultima «follia» ieri del presidente chitarrista che ha esortato i tifosi ad andare allo stadio nonostante il «no» del Prefetto. Una provocazione pericolosa, che mette a rischio non solo la partita di oggi, ma potrebbe innescare altre tensioni in un momento nel quale il Paese non ne ha di certo bisogno. Ma avesse per una volta ragione Lotito quando definisce Cellino un «presidente stupefacente»…!?