(R. Maida) – Il suo calcio contempla il margine di errore come un male necessario e per certi versi affascinante. Come ha spiegato in una lunga intervista al settimanale tedesco Kicker, Zdenek Zeman pensa che «se nessuno sbaglia in attacco ogni squadra dovrebbe segnare 200 reti, una per ogni azione d’attacco. E se nessun sbaglia in difesa, le partite finiscono sempre zero a zero» . Ma la Roma che ha arraffato soltanto due punti in tre partite in casa – contro avversari abbordabili come Catania, Bologna e Sampdoria – ha aperto un dibattito tra i tifosi. E’ colpa di Zeman o dei calciatori? Probabilmente la verità sta nel mezzo. Se Zeman avesse «Messi, il più forte di tutti»anche i risultati sarebbero migliori. Però certe scelte dell’allenatore fin qui non hanno convinto. (…)
1 – La Roma non gioca un calcio zemaniano, se non a strappi. Anche il modulo, il 4-3-Totti-2, è diverso dalla sua mentalità. La difesa è ancora abbastanza bassa, i tagli sono rari, il gioco è mediamente lento
«Il modulo non è diverso, sono gli interpreti che cambiano. E io non sono cambiato. In certi momenti giochiamo nel modo che chiedo io, ad alti ritmi, in altri meno. Sono contento di come lavora la squadra ma non chiedo pazienza: il mio calcio si può vedere anche dalla prima partita»
2 – Pioli e Ferrara, allenatori di Bologna e Sampdoria, l’hanno detto chiaramente: la Roma dura un tempo, poi crolla sfinita.
3 – La Roma si affloscia quando servirebbe maggiore personalità. Nelle ultime due partite è sparita dal campo dopo aver incassato i colpi.«La squadra ha avuto una reazione. Dopo il gol della Sampdoria abbiamo giocato sempre nell’area avversaria. L’errore è stato fare i lanci lunghi invece di allargare il gioco. Volevamo vincere e siamo partiti all’arrembaggio».4 – Zeman non ha convinto per i cambi contro il Bologna mentre contro la Sampdoria non ha convinto perché ha fatto una sola sostituzione.
«Non ho fatto tre cambi perché i giocatori stavano bene. Infatti avevano la partita in pugno».
5 – Troppi giocatori sono lontani dalla migliore condizione. Il caso di Destro è emblematico. Ma anche Balzaretti, l’altro colpo di mercato, è giù di corda.
«Su Destro vale la logica del risultato: se avesse trasformato in gol le quattro occasioni che ha avuto, diremmo tutti che è un fenomeno. Balzaretti alla fine era in debito di ossigeno. Ma è umano dopo una partita avanti e indietro per la fascia».
6 – Gli infortuni hanno travolto il centrocampo: Zeman ha cominciato con il trio Bradley-De Rossi-Pjanic, ma ha dovuto cambiare tutti e tre. Non c’è sintonia con i medici sulla gestione dei calciatori, che arrivano spremuti alla fine delle partite.
«Gli infortuni sono una casualità. Nella mia carriera non sono mai stati un problema. Con i medici c’è un rapporto di collaborazione».