(G. Piacentini) – «Cellino bomber», c’era scritto su uno striscione esposto mercoledì all’Olimpico da alcuni tifosi. Un’amara verità per i romanisti, perché senza il «regalo» del presidente del Cagliari oggi la classifica della Roma sarebbe fallimentare: 5 punti dopo 5 giornate – lo scorso anno la squadra di Luis Enrique ne aveva 8 – come Udinese, Parma, Torino (partito da meno uno) e Atalanta (-2), un punto sopra a Bologna e Pescara. Le aspettative di società e tifosi alla vigilia del campionato erano sicuramente differenti, ma se i dirigenti non piegano il loro giudizio ad alcuni risultati negativi, tra la tifoseria comincia a serpeggiare un po’ di malumore.
Sul banco degli imputati, a sorpresa, è finito stavolta Zdenek Zeman. Il principale capo d’accusa è che la Roma non è ancora una squadra «zemaniana». A che serve prendere Zeman – si chiede la gente nelle radio e sui social network – se poi la squadra non ha le caratteristiche che hanno contraddistinto tutte le formazioni del boemo? La Roma vista finora è sembrata una squadra che non ha ancora una sua identità. Se l’idea era quella di vedere una Roma riconoscibile sempre e comunque, a prescindere dagli interpreti, finora non se n’è vista traccia. Seconda accusa: la Roma non corre, quando va bene dura un’ora, a volte meno. La Sampdoria, in dieci contro undici per un tempo, nella ripresa andava più forte dei giallorossi. Problema fisico o psicologico? Se è fisico a cosa sono serviti due ritiri pre-campionato? Il fatto che la Roma si esprima meglio in trasferta che in casa – all’Olimpico solo 2 punti su 9 a disposizione contro Catania, Bologna e Sampdoria – può avere una chiave tattica ma anche mentale, visto che lontano da casa si sente meno la pressione.
I dubbi aumentano quando si entra nello specifico di alcuni calciatori che non sembrano adatti al 4-3-3 del boemo: De Rossi è il regista giusto? Pjanic può fare l’intermedio? Chi deve giocare centravanti tra Osvaldo e Destro? E che succede all’ex attaccante del Siena? Non era meglio prendere un esterno destro in difesa? Domande a cui oggi Zeman proverà a dare una risposta nella conferenza stampa alla vigilia di Juventus-Roma. Fare finta che sarà una gara come tutte le altre non si può. Non lo sarà per il tecnico boemo, ormai considerato il «nemico pubblico numero uno» da juventini vecchi (Ferrara, Vialli e Moggi, che giusto ieri ha detto: «Zeman fa il furbo, spero perda 6-0») e nuovi (Conte, Marotta, John Elkann e Carrera), né per i tifosi giallorossi. E non lo sarà per Francesco Totti, che ha visto rovinata la festa per i suoi 36 anni e per il gol numero 216 in serie A (ha raggiunto Altafini e Meazza al terzo posto della classifica dei marcatori di tutti i tempi) dal pareggio con la Sampdoria. «Avrei preferito vincere e non segnare – le parole del capitano a Roma Channel -Quella contro la Juve non sarà una gara come le altre, per noi è seconda solo al derby. E mi farà effetto non vedere Del Piero…»