(U. Trani) – Più che gli insulti, adesso a Zeman peseranno i quattro gol che valgono la prima vera figuraccia della stagione, proprio contro il club che non sopporta.La Juventus vince 4 a 1 e chiude subito la partita, la Roma dimostra di non contare nè per lo scudetto nè in sfide del genere. A Torino la sintesi del match è semplicissima: i bianconeri si confermano squadra, i giallorossi non sono ancora niente. Timidi e fiacchi, quasi si scansano davanti ai campioni d’Italia che hanno in classifica già il doppio dei punti, 16 contro 8.
Il film allo Juventus stadium ne fa venire in mente uno con una conclusione peggiore. La partenza è come quella all’Old Trafford, il 10 aprile del 2007, la sera del 7 a 1, con il Manchester United di Ferguson che umiliò la Roma di Spalletti. Sono passati cinque anni e mezzo da quella notte e i giallorossi tornano a incassare tre gol nei primi diciannove minuti. Non era più successo. In Inghilterra la terza rete fu di Rooney, stavolta è bastato Matri, ormai riserva in bianconero per chiudere presto la grande sfida.
La Roma entra allo Juventus stadium ed è subito alle corde. Anche se Lamela spreca subito una ripartenza veloce, su verticalizzazione di Osvaldo, preferendo il passaggio sbagliato, per Totti, alla conclusione con il suo piede, il mancino. La Juve, oltre ad avere cinque punti in più in classifica diventati a fine gara otto, sta meglio in campo e fisicamente. Il ritmo fa la differenza e anche la qualità. Nel primo tempo i bianconeri sono esagerati. Tre gol e almeno altre cinque occasioni nitide, contando ovviamente anche l’incrocio dei pali colpito da Marchisio e la traversa scheggiata da Vucinic.
Non c’è partita e si capisce al primo affondo di Caceres, bucato al centro da Matri e troppo lungo per Marchisio in scivolata sul lato opposto. Taddei, confermato a destra, ha un approccio competamente sbagliato alla gara. Ferma Marchisio prima di entrare in area, sorpreso fuori posizione.Punizione di Pirlo e il brasiliano alza il piede, facendo passare il pallone che finisce nel palo coperto da Stekelenburg, ingannato dal liscio del compagno: 1 a 0 al dodicesimo. Castan respinge a centro area di petto il tiro di Vucinic e con il braccio quello di Vidal. Non si capisce se il brasiliano è dentro l’area, ma Rizzoli dà il rigore, trasformato da Vidal al sedicesimo per il 2 a 0. I giallorossi non ce la fanno a reagire, anche se Lamela si fa vivo davanti a Buffon, ma conclude senza convinzione fuori. Tachtisidis è lento e insicuro, i terzini Taddei e Balzaretti fanno a gara a chi lascia più spazio a Matri o a chi vuole comunque presentarsi davanti a Stekelenburg. De Rossi si abbassa troppo e Zeman lo invita a salire, ma a quanto pare il centrocampistra, tornato titolare, non ce la fa. Solo Florenzi ha corsa, ma non può bastare, dovendo tra l’altro vedersela con la roccia Vidal. Davanti le tre punte allungano troppo la squadra e non aiutano.
Taddei si fa sorprendere ancora. Stavolta dal lancione di Vidal. Matri al diciannovesimo è davanti a Stekelenburg: facile il colpo di grazia per il 3 a 0. Marchisio si divora De Rossi e va a colpire l’incrocio dei pali. Al ventisettesimo tre gol di scarto e tutt’e quattro i difensori ammoniti. Passano sette minuti e Balzaretti si arrende: ha la febbre. Entra Marquinhos che si sistema a destra con Taddei che va a sinistra. La Juve prova a infierire: Vucinic, destro da fuori, prende la traversa. Nel recupero della prima parte, su cross di Taddei, nuova chance per Lamela: colpo di testa centrale.
Anche dopo l’intervallo la Juve va forte. Vucinic ancora dalla distanza e bella risposta di Stekelenburg. A seguire occasione per Matri. Pensando allo Shakhtar, i bianconeri rallentano. Chiellini, cadendo davanti a Lamela in area, prende la palla di mano. Sarebbe rigore, ma nessuno se ne accorge, nonostante il giudice d’area De Marco sia proprio lì e anche il guardalinee Stefani sia da quel lato. A metà tempo Rizzoli ne assegna comunque uno per fallo lieve di Bonucci, spallata a Destro: Osvaldo spiazza Buffon al ventiquattresimo. Tira il centravanti perché Totti è appena uscito, dentro Destro. Zeman ha tolto anche Tachtsidis, dando spazio al senatore Perrotta, al debutto stagionale. Anche Carrera fa i tre cambi: Giovinco per Matri, Asamoah per Marchisio e Pogba per De Ceglie. In contropiede, ad inizio recupero, Giovinco chiude la serata di gloria per Conte e per la Juve, saltando Stekelenburg e realizzando il 4 a 1 a porta vuota. Soprattutto certificando i difetti di questa Roma che ancora non è competitiva.