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AS ROMA Solo confusione e un calcio superato

Totti e Zeman

(M. Sconcerti) – La Juve ritrova il suo passo e attacca subito la Roma. Questo manda in confusione il gioco diZeman che non prevede il suo contrario, pensa di poter attaccare lui solo in modo moderno. La partita è quasi crudele per la chiarezza che propone. Non sono i gol a decidere la differenza, è la confusione costante della Roma a far capire che la Juve gioca un calcio diverso. La modernità si è spostata. Non so se sia un vantaggio, ma forse non si può più tornare a Roma come Zeman e giocare lo stesso calcio di quindici anni prima. Questo è il punto. Zeman sembra adesso lontano dalla realtà. Il suo calcio non coincide più con il risultato ma nemmeno con lo spettacolo. È passato forse troppo tempo da quando allenava in serie A. Questa Roma mi ricorda un Napoli che retrocesse, da cui Zeman fu allontanato dopo poche partite. Era confuso allo stesso modo e con in meno qualche giocatore di pregio che invece la Roma possiede. Forse ci siamo sbagliati tutti, la suggestione di un vecchio calcio puro non è una formula esatta. Dimentica tutti i chilometri di atletica e tattica che sono passati in questo tempo. È vero che tutto torna, ma nessuno sa quando. E comunque questo non è quel momento. Zeman deve saper pensare anche un’alternativa al suo gioco imperativo, altrimenti parliamo fra dilettanti del calcio, tra ideologie. Mentre servono idee, possibilità. E servono subito.

Magnifica la Juve del primo tempo, tutta in pressing, tutta avanti senza aspettare che la Roma cominci a pensare. I primi due gol sono venuti su punizione e rigore, ma la Roma non ha passato la metà campo. Ci sono stati pali e traverse, un dominio umiliante. Vidal il migliore, Pirlo il vendicatore di se stesso, Marchisio onnipresente. Una squadra completa e concentrata, di nuovo padrona di se stessa dopo il piccolo bagno tecnico subìto a Firenze. Zeman è stato lasciato alla sua fama di profeta e polemista. Non c’è stata reazione quando è entrato in campo, come stesse accadendo una cosa normale. Forse stiamo cambiando, stiamo dando al calcio solo quello che gli appartiene. Con Matri diventano nove gli uomini della Juve andati in porta, una piccola enormità, segno di una superiorità che il Napoli annulla solo chiedendo grandi sforzi a Cavani. È questo il primo vero motivo del campionato.

Intanto il Milan pareggia a Parma. Forse meritava di vincere, ma solo per gli spunti di El Shaarawy. Il resto è il buon tran tran di una squadra normale, non migliore del Parma. Anche in una buona serata il Milan inganna. Avesse una maglia diversa, altri dirigenti in tribuna, si potrebbe scambiare con molte altre squadre. Rispetto alla Juve sono soltanto due i giocatori andati in porta, questo spiega molto dei problemi di gioco. De Jong cresce in mezzo al campo. Non è un regista, è uno che recupera palloni per darli poi a un compagno che deve stargli vicino. Ieri il 4-2-3-1 è stato evidente come da programma. Ora si tratta di andare un po’ oltre, ma comincia a essere veramente tardi.

Fonte: Corriere.it

 

 

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