Con la prosecuzione dell’arringa dell’avvocato di Luciano Moggi, Paolo Trofino, ha preso il via nell’aula 216 del tribunale di Napoli l’udienza del processo a Calciopoli che dovrebbe portare in serata, controrepliche permettendo, alla sentenza di primo grado. Trofino ha attaccato la sentenza con rito abbreviato del gup De Gregorio ai danni dell’ex direttore generale della Juventus Giraudo definita «preistorica e sbagliata». «Quella sentenza – ha sottolineato Trofino – non tiene conto che quel mondo non era perfetto e che Moggi non era un diavolo in un mondo di angeli». Il legale di Moggi ha duramente contestato l’impianto accusatorio: «In questo processo – ha detto – sono state commesse nefandezze straordinarie con telefonate che sono state occultate. La Juve – ha sottolineato il legale dell’ex direttore generale bianconero – è l’unica squadra per la quale c’è la prova in questo processo che è stata danneggiata in una partita per l’intervento dell’allora presidente della Figc». «Quello del calcio – ha concluso Trofino – non era un mondo perfetto in cui Moggi era l’unico imperfetto. È stato individuato in lui il capro espiatorio, il terminale di tutte le nefandezze da parte di un calcio che voleva attraverso lui lavarsi la coscienza. Moggi ha sopportato per sei lunghi anni una gogna mediatica per questo motivo – si è chiusa così l’arringa di Trofino – non chiediamo una semplice assoluzione ma una sentenza risarcitoria». In aula sono presenti diversi imputati tra cui l’ex designatore degli arbitri Paolo Bergamo e le ex «giacchette nere» De Santis e Bertini, oltre ovviamente allo stesso Luciano Moggi seduto in prima fila accanto ai suoi legali.
Fone: ANSA