(A. Pugliese) –«Yo soy Candela e gioco con Cafù… Se parto sulla fascia, nun me ripiji più!». Era il marchio di fabbrica della Roma zemaniana di 13 anni fa, quella che la gente sognava di vedere con il ritorno del boemo. Quattro mesi dopo, siamo lontani anni luce. Perché Piris e Balzaretti non sono Cafu e Candela. […]
Candela, sorpreso da questa falsa partenza?
«Un po’ me l’aspettavo. Non tanto per Zeman, ma per le caratteristiche della squadra. L’avevo detto anche dopo l’Inter: bisogna stare calmi, non è tutto così bello. Questa è una squadra giovane, inesperta, con due soli campioni: Totti e De Rossi. Sono deluso da alcuni giocatori, anche se in queste situazioni la responsabilità è un po’ di tutti».
Cominciamo dalla società.
«Hanno investito tanto, è vero. Ma i giocatori poi vanno seguiti, ci vuole gente che li educhi. Mi dispiace, ad esempio, che alla Juve ci sia un ex come Nedved e alla Roma nessuno con quel profilo. Penso ad Aldair o Delvecchio, che potrebbero aiutare. Serve una figura di personalità, che conosca l’ambiente e sia da aiuto anche ai giocatori. L’aspetto psicologico è importante, mi viene in mente Stekelenburg».
Cioè, cosa ne pensa?
«L’olandese è un ottimo portiere, ma due giorni prima della fine del mercato non si sapeva se fosse rimasto o meno. Questo, inconsciamente, gli può aver trasmesso insicurezza. Poi è arrivato Goicoechea. Ed allora, forse, è meglio che giochi lui».
Si è investito tanto su Lamela.
«Tutti quei soldi mi sembrano un azzardo. Può diventare anche una stella, ma va gestito e accompagnato. Lo stesso per Destro: è giovane, ha fatto bene a Siena, ma Roma è un’altra dimensione. Aspettiamo e diamogli tempo, anche se Sabatini si è già preso le sue responsabilità».
De Rossi lei lo farebbe giocare al centro o intermedio?
«Davanti alla difesa è diventato uno dei più forti al mondo. È vero che in Nazionale gioca intermedio, ma è anche vero che lì lo fa una volta al mese ed al fianco di uno come Pirlo. Se invece ti devi allenare tutti i giorni in un ruolo che non senti tuo per lasciar spazio ad uno come Tachtsidis, qualche domanda allora te la poni. Soprattutto se sei mesi fa hai rinunciato a tanto per restare. Ma Daniele non può essere messo in discussione».
Lei che lo conosce bene, cosa si è visto finora del gioco di Zeman?
«Direi davvero molto poco, ma è comunque un gioco abbastanza semplice da capire per un giocatore forte».
Allora è vero che parte della squadra non lo segue?
«Questo non lo so, ma dovesse essere, sarebbe una delle cose peggiori che può succedere. Certo, Zeman non ce lo vedo ad “attaccare al muro” 2-3 giocatori. Ma a volte serve anche questo».
Cosa cambierebbe ora in questa Roma?
«Soprattutto la mentalità. Bisogna saper essere uniti, rispettare il compagno, dare il 150%».
Per chiudere, con Totti è davvero un 4-3-3 atipico?
«Ma Francesco deve fare quello: rientrare, lasciare spazio per il taglio e sfruttare la sua intelligenza, facendo assist. Certo, non gli si può chiedere a 36 anni di fare 15 chilometri a partita. Ma se sta bene, Checco può fare anche il terzino. Ripeto, lui e Daniele sono gli unici due campioni di questa Roma. E per me i campioni vanno lasciati liberi di giocare come vogliono».