E’ durata circa un’ora la conferenza stampa di Franco Baldini a Trigoria. Il direttore generale del club giallorosso ha parlato, nel giorno del suo 52esimo compleanno, del suo futuro e del momento della Roma. Il dirigente, prima delle domande, ha fatto una lunga premessa:
“Sembra diventato un rituale venire qui per spiegare cose che non riguardano la società. Sono stato scelto per rendere la Roma al più presto competitiva, ispirandosi a principi di lealtà e coerenza rispettando il bilancio. Un investimento importante fatto per avere nel tempo dei risultati. Tutto questo viene continuamente messo in dubbio da voci che riguardano le partenze mie o di altre componenti. Ho detto, sempre, che sarei rimasto qui fino alla fine di questo percorso. Ogni giorno, poi, la proprietà mi conferma la fiducia. Ma ogni giorno dobbiamo chiarire e sottolineare la solidità del percorso scelto da questa proprietà: non va via nessuno, abbiamo tutti un debito di riconoscenza per chi ci ha scelto. Con i miei collaboratori non c’è nessun dissapore o screzio: nel tempo si è consolidata anche un’amicizia piuttosto forte. Baldini, Fenucci, Baldissoni e Sabatini non hanno nessun tipo di problema: c’è un confronto quotidiano e la divergenza di opinioni è un valore in più“.
Questa squadra sembra non avere personalità e forza agonistica. I giocatori non hanno senso di appartenenza.
A volte sì, altre volte no. Dopo San Siro dicevamo altre cose. Le responsabilità sono anche nostre evidentemente. Ieri c’è stata una riunione non per fare una caccia “alla talpa” ma per ribadire di lavorare con professionalità. Vogliamo trasmettere ai giocatori che non siamo qui in un circolo ricreativo. Alla Roma c’è serietà e se riusciamo a trasmettere questo messaggio, sarà un beneficio per i giocatori.
Cosa succede tra Zeman ed i giocatori?
Alcuni risultati hanno minato la convinzione di alcuni di loro nel messaggio del tecnico. Credere in qualcosa, però, è già la metà di quello che vorremmo raccogliere.
Avete considerato la piazza di Roma quando avete acquistato giocatori così giovani?
Gli incidenti di percorso capitano. Questa società non si fermerà e presto arriveranno i risultati. Vorrei anche spostare l’obiettivo dalla parte tecnica a quella societaria, sottolineando quello che stiamo facendo per avvicinare la gente a questa squadra. Ai tifosi dico che siamo sicuri di aver allestito un team forte. Zeman-Luis Enrique? E’ lo stesso progetto: una squadra giovane che possa proporre un calcio propositivo per attrarre il pubblico.
Quali sono gli obiettivi della Roma quest’anno?
Competere per la Champions League e ritieniamo che questo sia un obiettivo possibile.
C’è qualcuno interessato a destibilizzare l’ambiente?
Questo progetto non è stato mai ben voluto. Forse dovevamo scendere a patti con tanti ma, personalmente, non ce l’avrei mai fatta. L’ho detto agli americani e mi hanno detto di andare avanti con le mie idee. Che tipo di patti? Con tanti giornalisti, con tante testate giornalistiche. Non posso fare nomi perché ho responsabilità e sensibilità. Non voglio etichettare nessuno come “nemico della Roma”.
E’ una conferenza stampa contro la categoria dei giornalisti?
Dico solo che c’è qualcuno che vuole destabilizzare l’ambiente.
Ritiene un errore aver confermato la cerimonia della ‘Hall of Fame’ domenica?
La cerimonia era un evento preparato da tempo, un’organizzazione che ha richiesto sacrifici: molti giocatori arriveranno dal Brasile. Non dipendeva dai risultati la ‘Hall of Fame’. I tifosi rivedranno i propri beniamini e per questo Mi aspetto una festa. Un attimo dopo, a partita cominciata, potranno esprimere il loro dissenso per il risultato contro la Juve.
Come si esce da questo momento?
Ricostruendo quel clima di convinzione attorno ai giocatori. Ogni singolo elemento è stato scelto con Zeman: non gli abbiamo dato sconosciuti dicendogli ‘Ora pensa ad allenarli’. La sconfitta di Torino ha minato la convinzione.
Interverrete sul mercato a gennaio?
Saranno trascorsi 4 mesi di campionato alla riapertura del mercato: se necessario faremo qualcosa.
Lo scorso anno avete difeso Luis Enrique. Quest’anno quale sarà la posizione della società nei confronti di Zeman nel caso di fallimento?
Non prendiamo in considerazione il fallimento. Il nostro è un percorso di stabilità nonostante dei rovesci che fanno venire dei dubbi.
Si sente solo nella Roma?
Mai.
Gli addii di Luis Enrique e Tancredi.
Con l’allenatore avrei continuato ma lui ha rinunciato. Sul secondo è stata una scelta tecnica dell’allenatore che mi ha fatto male, perché Franco è mio amico.
Perché lei è più defilato ultimamente?
Non è un problema chi viene a parlare. C’è sintonia con Sabatini e Fenucci: chi si sente di dire qualcosa lo fa. Non c’è una gerarchia dittatoriale qui
Zeman ha la sua fiducia?
Fiducia illimitata. Non è un oggetto di discussione. Presto i giocatori rappresenteranno la sua idea di calcio in campo.
Lavora per la Roma nelle stesse condizioni che aveva immaginato?
Non mi aspettavo, sinceramente, di lavorare in condizioni ambientali così sfavorevoli. Pannes? Si fa della letteratura nelle diversità di opinioni del passato. Noi due siamo sempre in contatto, ogni settimana. Se i rapporti non fossero buoni lascerei il contratto di quattro anni e me ne andrei. Ho un sogno: vincere giocando bene. Non rinnego l’esperienza Capello ma penso che si può giocare un calcio aggressivo ottenendo risultati. Il calcio di Zeman, quello sì, è un sogno.
Fonte: Corrieredellosport.it