(R. Maida) – I problemi di Miralem Pjanic sono cominciati proprio dopo l’ultima partita contro l’Atalanta. E’ lì che i suoi muscoli hanno cominciato a cigolare, perdendo funzionalità nella successiva amichevole della nazionale bosniaca, datata 28 febbraio: dall’altra parte c’era il Brasile, Pjanic giocò più di ottanta minuti e uscì con una coscia malandata. Il ct Susic gli aveva chiesto di partecipare a un evento storico per Sarajevo, lui non seppe dire di no alla patria. Da quel giorno, il vero Pjanic non si è più visto. Ecco, la Roma ora sta cercando di evitare che la storia si ripeta: Pjanic salterà la sfida di domenica mattina, che l’Olimpico spera si trasformi in una festa a prescindere dalla Hall of Fame che anticiperà la partita. Poi, attraverso le relazioni diplomatiche di Baldini, la società proverà a trattenere il giocatore a Trigoria durante le due settimane dedicate alle nazionali. Possibilità praticamente nulle, anche perché è lo stesso Pjanic a spingere per raggiungere gli amici: nel girone di qualificazioni mondiali la Bosnia è in testa alla classifica e deve giocare due volte, venerdì 12 contro la Grecia e martedì 16 contro la Lituania. «La mia priorità è la Roma che domenica affronta l’Atalanta – ha detto nei giorni scorsi – ma poi voglio giocare in Grecia con la nazionale» .
L’INFORTUNIO – Comunque la Roma si è mossa. E’ già pronta la documentazione dei medici, con tanto di esami ecografici, che attesta la lesione muscolare di primo grado alla coscia sinistra. Nelle prossime ore verrà inviata. La federazione bosniaca chiaramente chiederà a Pjanic di farsi visitare dallo staff della nazionale. Perciò i dirigenti della Roma si augurano che il giocatore venga rimandato a casa dopo un rapido blitz. Ma è molto difficile, proprio perché l’infortunio è di lieve entità. E’ invece verosimile che, grazie all’intervento del club, Pjanic salti una delle due partite per non sovraccaricare il muscolo tormentato.
FEELING -Tanto più che, quando ha giocato, Pjanic ha dimostrato di non essere ancora in perfetta sintonia con gli schemi di Zeman. Contro Catania e Bologna, non è stato brillante. E nel secondo caso è stato anche sostituito (sul 2-0 per la Roma…). «Per me è un interno. Non lo vedo nei tre davanti» garantisce l’allenatore. Che ama i centrocampisti bravi a inserirsi negli spazi e non i portatori di palla, quelli che chiama «giocatori da costruzione» . Pjanic si deve adeguare al gioco verticale e conta di farlo in fretta. «So anche io di dover essere più decisivo: vorrei essere più pericoloso in area di rigore» spiegava in ritiro a Riscone. Dopo la sosta si impegnerà per conquistare Zeman, con il talento e con il lavoro, sempre che la Bosnia non lo sprema fino all’ultima fibra.