(M. Cecchini) – Se vi piacciono i rottamatori, non è indispensabile rivolgersi alla politica. Matteo Renzi, in fondo, ha già il suo bel daffare all’interno del Pd e così anche Zeman potrebbe fare al caso vostro. L’allenatore di una Roma ancora in cerca del primo successo casalingo — forse stufo di una squadra che non lo segue come vorrebbe — alla vigilia della partita con l’Atalanta decide di mettere da parte la diplomazia e parla chiaro, mettendo nel mirino bandiere (De Rossi), senatori (Burdisso) e promesse non esattamente economiche (Lamela).
«VOGLIO VINCENTI» È chiaro come il pesante k.o. abbia lasciato strascichi, soprattutto col centrocampista azzurro, che aveva detto apertamente di non credere alle ipotesi zemaniane di scudetto. «Io con lui non ho mai litigato — dice il tecnico —, a voi piace pensare così e ve lo lascio credere. Comunque non so se abbia un problema fisico, ma non ha giocato da De Rossi. Non crede allo scudetto? Io invece sono sempre convinto che si possa e si debba competervi. Desidero giocatori che vogliano vincere e non credo che Daniele non sia un vincente. Non ha fiducia nel mio gioco? Il gioco lo fa lui, non io». Questo non significa che l’azzurro sia giubilato, ma Zeman non gli concede sconti, anche se oggi è pronto a riproporlo nel ruolo preferito di regista.
BURDISSO & LAMELA Su Burdisso il discorso è ancora più netto. «È un ragazzo serio, ma penso che il suo problema non sia tanto fisico, ma tattico; nel senso che non crede tanto in quello che si deve fare. A 32 anni, poi, è difficile cambiare dopo che hai giocato sempre in una certa maniera». Una bocciatura piena, che apre le porte da titolare al baby Marquinhos (18 anni). Una scommessa importante, su cui la Roma ha investito parecchio, cioè 1,5 milioni per il prestito più 3 per il riscatto, senza contare la commissione di 500 mila per l’agente pagata all’agente Calenda, che già poteva brindare per l’affare Dodò (incassa 1,5 milioni). Occhio però, perché non basta essere giovani per sedurre Zeman. Su Lamela infatti dice: «Mi aspettavo di più. Ha un problema con la porta avversaria. Gli capitava anche l’anno scorso. Si deve abituare a metterla dentro, a chiudere l’azione». Da tutte le punte, comunque, il boemo vuole maggiore lavoro. «A Torino i tre davanti non ci hanno aiutato a difendere. Cambi? Vedremo. Ho 5 attaccanti e mezzo: il mezzo è Tallo, che comunque ha delle qualità».
ATTACCHI Se sulla riduzione di squalifica di Conte tace («non ho parere perché non so le motivazioni e penso che se il tribunale l’ha fatto questo vuole dire i motivi ci sono»), sul momento difficile, poi, aggiunge: «Sono contento che sia arrivata la proprietà, che per me è solida. Pallotta non mi ha chiesto niente, ma dopo la sveglia di Torino ci siamo allenati meglio e fisicamente il gruppo sta bene, anche perché l’Atalanta non è da sottovalutare. La squadra le convinzioni ce l’ha, però si deve convincere che gioca in una città importante, in una società importante e che deve competere. E per competere bisogna sforzarsi». Sulle accuse di destabilizzazione da parte dei media, Zeman non si stupisce. «Personalmente non ho problemi, però le cose che mi vengono raccontate non sono positive, ma Roma non è più cattiva rispetto a 13 anni fa. Anche il presidente Sensi era attaccato dalla stampa e dalla tifoseria. Dipende tutti dai risultati, sta a noi capire perché non arrivano». E ai giocatori avere fede in lui. Altrimenti, a prescindere dal nome, la rottamazione sarà dietro l’angolo.