Odoacre Chierico, ex calciatore della Roma dal 1981 al 1985 e presente domenica scorsa nel corso della cerimonia della Hall of Fame, ha parlato del momento dei giallorossi e delle polemiche riguardanti le esclusioni di Daniele De Rossi e Daniel Pablo Osvaldo dal match vinto per 2-0 contro l’Atalanta. Ecco le sue parole:
Roma-Atalanta, una vittoria sofferta…
“Una vittoria che è stata molto molto sofferta. L’Atalanta specialmente nella prima parte del primo tempo ha avuto occasioni che una squadra come l’Atalanta a Roma non deve avere”.
Le esclusioni eccellenti di De Rossi e Osvaldo hanno aperto un caso, è d’accordo con le decisioni di Zeman?
“L’allenatore si trova lì per prendere queste determinate decisioni, è giusto rispettare il lavoro e le decisioni dell’allenatore. Da esterno non conosciamo come si sono allenati i giocatori, per certi versi Zeman ha le sue ragioni, per altri versi De Rossi e gli altri hanno le loro ragioni. Ma i fatti non li conosco quindi non mi posso esprimere completamente”.
Si è parlato di scarso impegno di questi due giocatori…
“Non credo a tutte queste cose, mi sembra strano che si parli di De Rossi come cattivo impegno, avendo fatto parte di questo mondo credo che a volte le cose possano venire travisate, comunque non mi voglio erigere a giudice”.
E’ stato un inizio travagliato sia per quanto riguarda i risultati che le prestazioni, quanto c’è da migliorare in questa Roma?
“E’ sempre molto difficile poter giudicare da fuori, tanti giocatori non hanno raggiunto il massimo della forma, ci sono state delle vicissitudini a livello fisico, è una squadra molto giovane che si deve ancora amalgamare. Queste soluzioni le deve trovare Zeman perché è Zeman che sta a contatto con la squadra quotidianamente”.
Che obiettivi può raggiungere la Roma?
“So che la Roma è composta da un’ottima squadra, è stata fatta con criterio, ha ottimi giocatori e ha una rosa competitiva al massimo. Per come siamo partiti, anche se il campionato è ancora lungo, credo che la Roma come minimo può centrare la Champions”.
Lei è stato presente domenica scorsa alla cerimonia della Hall of Fame. Cosa ha provato, le ha fatto piacere essere stato inserito tra gli 85 giocatori più forti della storia? E’ d’accordo con l’undici ideale votato dai tifosi o secondo lei manca qualche giocatore?
“Sono stato onorato di essere presente a questa cerimonia e di far parte della storia della Roma, nei miei quattro anni ho avuto la fortuna di aver fatto parte di una Roma importantissima e in quegli anni abbiamo vinto lo scudetto, la Coppa Italia e ho rischiato di vincere una Coppa dei Campioni persa ai rigori. Per quanto riguarda gli undici, forse ne avrei messi tanti altri, forse premiarne undici è stato riduttivo. Forse andava fatto un riconoscimento maggiore a Nela anche se capisco che Rocca è stato un campionissimo sfortunatissimo. Come possiamo dimenticare di Vierchowod, che ha giocato solo un anno ma ha vinto lo scudetto, oppure di Prohaska? Io ho fatto il raccattapalle a Ginulfi e Del Sol e domenica c’era mio figlio che gioca nella Roma che faceva il raccattapalle”.
La Hall of Fame è stata comunque un’idea ottima della società.
“Queste sono cose meravigliose, secondo me questa nuova società aveva fatto già una cosa meravigliosa lo scorso anno con Di Bartolomei, si potrebbe creare una grandissima fondazione con tutti questi giocatori, vecchi e nuovi, e ogni giocatore che smette fa parte di questa fondazione. La Roma vive a Roma, sicuramente diventerà una grandissima società, di sicuro ha una grandissima storia ed è giusto portare il nome della Roma in giro per il mondo con le dovute etiche e i dovuti valori e i dovuti personaggi. La cosa più importante è portare in giro per il mondo sì il nome della società ma con i valori giusti del calcio e i valori della vita che stanno scomparendo, valori come la lealtà, l’etica, essere sempre a disposizione del compagno, non avere gesti di insofferenza verso arbitri e avversari. È una cosa che per ora vedo solo nel Barcellona”.
Fonte: forzaroma.info