(C. Zucchelli) – «Chiamatemi uomo dello spazio (cioè astronauta)». Volante, come lo è stato già qualche olandese prima di lui. Maarten Stekelenburg pubblica la sua playlist sul sito della Roma e come prima canzone mette proprio questa “Call me a spaceman” (Hardwell feat. Mitch Crown) che nel testo, tra l’altro, dice: «Attraverso le stelle la mia gente non cadrà mai». La sua gente, cioè i tifosi della Roma, le stelle ancora non le vedono. Ma per farlo, di sicuro, c’è bisogno anche di lui, del portiere dell’Olanda che dopo il pessimo inizio di stagione, contro l’Atalanta ha finalmente risposto da par suo a tutte le critiche. Giuste e giustificate visti gli errori commessi contro Sampdoria e Juventus.
C’era un solo modo per farlo: parare. E non a risultato ormai compromesso, come a Torino, ma quando c’era ancora qualcosa da salvare. Domenica scorsa all’Olimpico Stek ha fatto quello che tutti gli chiedono: è stato decisivo, ha dato sicurezza a tutta la squadra, ha dimostrato di essere lui il titolare e di volere volare. Con la Roma e con l’Olanda, che ha raggiunto non appena Banti ha fischiato la fine della partita. Sorridente, prima di lasciare lo stadio ascoltava i consigli di chi gli chiedeva di coprirsi perché a Amsterdam già fa freddo, poi ha preso la borsa degli Orange e si è diretto a Fiumicino.
Due gli impegni in programma: in casa contro Andorra il 12 e in Romania tre giorni più tardi. A meno di clamorose sorprese – che con van Gaal non si possono mai escludere visto e considerato anche il rapporto non idilliaco tra i due – Stekelenburg sarà il titolare. Sarà lui uno degli uomini più esperti della nazionale, mancando Tim Krul (il portiere che il ct gli ha preferito nelle ultime apparizioni), Arjen Robben e Wesley Sneijder, tutti assenti per infortunio. È stato invece convocato Vermeer, il portiere dell’Ajax che ha preso proprio il posto di Stek nella formazione di Amsterdam quando Maarten, dopo una vita trascorsa nel club per cui «farò sempre il tifo» ha deciso di acettare l’offerta della Roma, che lo corteggiava da mesi. «È bravo – le parole di Stekelenburg sul collega – e io sono contento che sia qui e faccia parte del nostro gruppo, se lo merita. Cercheremo di dargli una mano, io come gli altri. Come mi sento? Bene. Sto bene e sono sereno». La serenità di Stekelenburg è una buona notizia, tanto per la Roma quanto per la nazionale olandese. Per la Roma perché, finalmente il suo numero uno si sta dimostrando tale, e per l’Olanda perché, dopo la sfuriata di van Gaal, adesso nel ritiro degli Orange sembra essere tornata la tranquillità. La speranza, di tutti, è che non sia qualcosa di momentaneo ma che questo sia soltanto l’inizio. Alle stelle, in qualche modo, bisogna pur arrivarci.