(M. De Cesare) – Il caso De Rossi, negli ultimi dieci giorni, è stata una palestra nella quale tutti si sono allenati. Se ne è parlato su giornali, tv, siti e chi più ne ha più ne metta. Hanno parlato ex campioni o presunti tali, allenatori, ex allenatori, CT, personaggi della politica e del mondo dello spettacolo. Tutti. Giusto, Daniele De Rossi è un personaggio pubblico, è stato coinvolto pubblicamete in una polemica, chiamato in causa da Zeman. E i commenti si sono accavallati. Ma in tutto questo intrecciarsi di parole, Daniele De Rossi ha mantenuto un dignitoso silenzio. Avrebbe potuto dire che non è vero che pensa ai fatti propri, che si allena professionalmente, che ama la Roma, che sta cercando di capire i sistemi di Zeman, che è lui a non essere capito, avrebbe potuto, in poche parole, dire tutto. Soprattutto difendersi dall’attacco frontale che ha subìto. No, lui ha scelto la strada, saggia, del silenzio. Che sia in forma o no, in questo momento è solo un fatto sportivo (ma in Nazionale ha dimostrato di correre e saper fare gol). Ciò che conta è che Zeman lo ha accusato duramente, ma nessuno conosce la versione di De Rossi. C’è l’accusa, non la difesa. De Rossi si è comportato da campione, non si può negare, il giocatore non ha acceso il fuoco della polemica. Ha rispettato tutti, se stesso, la Roma, Zeman. Quando si dice che il silenzio è d’oro.