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CORRIERE DELLA SERA. Tutto il resto è Bojan “La Roma il mio Barça”

( L.Valdiserri) – «La mia barca è giallorossa». È sveglio Bojan a mescolare spagnolo, italiano, Barça e Roma per raccontare i suoi primi mesi italiani nei quali ha segnato 3 gol, conosciuto avversari che giocano in dieci dietro la linea del pallone e sperimentato il traffico del Raccordo il venerdì.

C’è poco da fare. Gli spagnoli, per noi italiani, sono sempre dei Don Chisciotte che partono con poca furbizia contro i mulini a vento e gli italiani, per gli spagnoli, sono sempre dei catenacciari: «Il calcio italiano e quello spagnolo sono diversi, è evidente. Questo è più tattico, però mi piace. È un errore paragonarci al Barcellona, noi siamo la Roma: abbiamo il nostro stile, cerchiamo la nostra strada e vogliamo arrivare il più in alto possibile. Teniamo tanto la palla e tiriamo poco in porta? Squadre come il Novara, che conoscono il nostro stile spregiudicato, si chiudono molto. Per segnare di più dobbiamo migliorare nei dettagli. La cosa più difficile, anche se non è la parola più giusta, è assimilare la nuova filosofia del possesso palla. Giocando in questo modo si possono ottenere grandi risultati, ma è un’idea che non appartiene al calcio italiano».

Non parla di Guardiola, del futuro (è in prestito biennale) e del libro di Ibra: «Sono sensazioni sue, personali. Non voglio entrare in questa vicenda». Parliamo, allora, dell’idea che si stanno facendo in parecchi che Bojan renda di più partendo dalla panchina: «Non mi sento né titolare né panchinaro. Voglio solo allenarmi forte e dimostrare di essere un giocatore importante. Contro Palermo e Novara sono entrato dalla panchina e ho giocato bene, ma non credo che la Roma mi abbia cercato per farmi giocare solo spezzoni di partita». Si parla di Totti («Un grandissimo, ci migliora tutti quando è in campo) e dell’amico Heinze («È di grande aiuto ai più giovani, come me e José Angel»).

Gli obiettivi? Tanti: «Quello più alto ovviamente è lo scudetto. Poi, se ti accorgi non poterci arrivare, l’obiettivo diventa l’Europa. Ma l’importante è ragionare partita per partita». Ed è importante conoscere i ritmi della città in cui vivi: «Due mesi fa mi hanno ritirato la patente e ora stanno per ridarmela. Era venerdì e avevamo la trasferta contro l’Inter. Non sapevo che il raccordo anulare in quel giorno è così trafficato. Ero in ritardo e, visto che il mister pretende puntualità assoluta, ho imboccato la corsia d’emergenza…».

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