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L’ANGOLO DEL RE…PICE: “Totti e De Rossi migliori in campo, Luis Enrique? Un allenatore è cio che impara”

Francesco Repice

Secondo appuntamento con la nuova rubrica di Gazzettagiallorossa.it, a cura di uno dei maestri della radiofonia italiana, Francesco Repice, che ogni settimana commenterà per noi i post partita dell’A.s. Roma:

“La felicità il divertimento dei giocatori sono sempre una bellissima spia di quello che accade nello spogliatoio, poi le parole di Francesco Totti: “Io mi diverto anche a mandare in gol i compagni”. E’ tornato con la voglia di proporsi come uomo assist e trequartista. Tutti pensavano che la lontananza al gol fosse un problema, a quanto pare non è cosi e sicuramente arriverà. Ieri il possesso palla, abbinato alla pericolosità della squadra, mi ha molto colpito: non ti fa sudare e stancare se fatto bene, certo che se il riferimento è sempre il Barcellona, bisogna tenere in considerazione il fatto che quando tiene palla si riposa, e lo sforzo lo fa quando va a recuperare palla per quei pochi istanti. Se la pietra di paragone è il Barcellona, facendo sempre le debite considerazioni e tenendoci con i piedi per terra, credo che piano piano quella famosa idea si stia vedendo. Secondo me è un grande cavolata l’italianizzazione di Luis Enrique: un allenatore è cio che ha imparato e lui ha imprato a farlo in quella maniera, non è solo la Spagna che gioca in quella modo, probabilmente ci sono altre nazionali che lo fanno ma agli iberici riesce meglio perché glielo insegnano da quando hanno 13-14 anni e giocano nei settori giovanili. Io comunque apprezzo molto quello che c’è di verticale nel calcio italiano. Osvaldo accostato a Batistuta? Ci andrei pianissimo. Molti tifosi conoscono solo quello che ha giocato per due stagioni con la Roma. Quello di Firenze però era da fermare con il bazooka, quando prendeva palla tu sapevi che era gol. Il mio pensiero è che De Rossi e Totti sono stati i migliori in campo, e con loro in campo la squadra gira al massimo. Obbiettivi? A questo punto non si punta a niente, solo a vincere le partite poi quello che sarà sarà. Deve continuare a vincere, non credo nelle svolte e nei segreti, semplicemente una squadra si rende conto dopo aver assunto un tipo gioco, che ti porta all’auto convinzione e alla fiducia in un allenatore, che piano piano ti porta ai risultato. Borriello? Sabatini penso non voglia perdere nulla sul riscatto di 10 milioni e per questo tratterà fino alla fine per arrivare a quella cifra. Venderlo alla Juventus? Se il giocatore non vuole andare all’estero c’è poco da fare, vedi la situazione Tevez-Milan, il Manchester City si sa, vorrebbe mandarlo dagli sceicchi del PSG”.

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