“Non una conquista della Roma, ma una scelta ragionevole». L’ad della Roma, Claudio Fenucci, risponde così sulla prossima evoluzione della “tessera del tifoso” in fidelity card che “va incontro alle esigenze delle società e a quelle dei tifosi”. D’altronde la società giallorossa, acquistata la scorsa estate da una cordata statunitense, è stata forse la più attiva nel proporre nella stagione nuove iniziative per venire incontro ai bisogni dei tifosi, cercando di agevolarne l’accesso allo stadio, pur nel rispetto delle normative espresse dal Viminale e accettate dalla Lega calcio. “Noi i precursori? No, ma già a inizio stagione avevamo presentato un progetto che presentava tutti i requisiti di conformità alle normative – le parole dell’ad romanista in riferimento al carnet di biglietti, acquistabile anche senza tessera del tifoso, entrato in vigore nel girone di ritorno -. E questa apertura concessa dal Viminale va nella giusta direzione, dando alle società la possibilità di attuare iniziative di fidelizzazione nei confronti della tifoseria nell’ambito di linee guida specifiche”.
Linee guida che la Roma ha rispettato stando in contatto con l’Osservatorio sulle manifestazioni sportive. Particolarmente critico all’annuncio del passaggio dalla tessera del tifoso alla fidelity card, l’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che non ha risparmiato una stoccata proprio al club giallorosso. Accuse che a Trigoria si è preferito non commentare, ponendo però l’accento sul “modus operandi” del club.”Abbiamo sempre rispettato tutte le normative – ha sottolineato Fenucci -. La Roma ha solo trovato gli strumenti che potessero venire incontro alle esigenze della società e della nostra tifoseria”. Ma, d’altra parte, la storia e leperplessità vanno da tempo a braccetto. Ed un particolare precedente rigaurda proprio la Roma: «Sono contrario alla tessera del tifoso, perchè non mi piacciono le schedature. E poi, in alcuni casi, servirebbe anche la tessera del poliziotto» si lasciò scappare infatti Daniele De Rossi nel maggio 2010, dal ritiro della Nazionale. Una presa di posizione che scatenò le reazioni del ministero dell’Interno, della Figc e di vari sindacati di polizia, costringendo De Rossi a scusarsi.