(M.De Santis) – Due interviste in un giorno tolgono i dubbi di torno. La Roma vive nel presente, potendo ancora coltivare i sogni e le speranze di un miracoloso terzo posto, e guarda al futuro, dentro e fuori dal campo. Il come lo hanno spiegato Walter Sabatini e l’avvocato Mauro Baldissoni. All’ordine del giorno dell’intervento del ds a Radio Manà Sport le linee guida di un mercato già molto caldo: «Non c’è nessuna trattativa per Suarez, è un giocatore molto forte anche se di recente è stato protagonista di una vicenda poco elegante. Palacio? Abbiamo altre priorità e siamo molto contenti della prolificità dei nostri attaccanti. Osvaldo ha una media gol, straordinaria per l’Italia, di un gol ogni due partite. Borini ne ha una superiore e anche Bojan è in netta ripresa. Lamela non lo abbiamo preso per fare il goleador ma per il suo spessore tecnico e per produrre situazioni offensive. Molto presto, comunque, si attesterà sulle 7-8 reti a stagione. A giugno vedremo se sarà possibile integrare il reparto con un nome al momento indicibile». Non Suarez, visto che è stato già detto e che la proprietà – causa vicenda Evra – lo ritiene eticamente incompatibile con l’immagine della nuova Roma. «La società ha intrapreso e una strada e non cambierà idea a seconda di un terzo o un settimo posto. Certo che, però, andare in Champions ci darebbe uno stimolo straordinario. La Roma non ha mai deposto le armi e in queste ultime otto partite lotterà per un obiettivo importante». Nella lavagna sabatiniana non ci sono cattivi ma solo buoni. «Su José Angel c’è un pessimismo cosmico, ma ha 22 anni, resterà qui e migliorerà. […]i». Musica per le orecchie del consigliere Mauro Baldissoni, intervistato da Sky Sport 24. «La particolarità di questa struttura – spiega il legale che ha curato la trattativa per gli americani – è la divisione dei ruoli. Baldini e Sabatini scelgono i giocatori e poi parlano con la proprietà che decide in base alla sostenibilità finanziaria. Gli americani hanno i soldi e li spenderanno con giudizio.Pallotta, infatti, considera la Roma un “legacy asset” da lasciare ai figli. La società ha tutto l’interesse a investire perché una squadra non competitiva comporterebbe il mancato decollo del brand». Presente, passato e futuro visto e raccontato dall’avvocato Baldissoni: «La valutazione principale che ha convinto gli investitori americani è stato vedere che il brand As Roma era il marchio meno sfruttato a livello di sport professionistico, considerazione che fece a suo tempo anche il fondo di George Soros, ma allora dopo una lunga trattativa, chi doveva vendere ha deciso che non era più conveniente farlo.[…]