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IL ROMANISTA “Niente esclusioni? Inaccettabile”

Calcioscommesse

(M. Macedonio) – «E’ uno scandalo! Se le cose stanno realmente come avete scritto sul vostro giornale, e come ha ben raccontato anche Fulvio Bianchi su Repubblica.it, ci troviamo di fronte a qualcosa di una gravità assoluta e inaudita»

dice Enzo Foschi, Vice Presidente della Commissione Cultura, Spettacolo e Sport della Regione Lazio. «Non escludere dalle competizioni europee le squadre eventualmente coinvolte nel calcioscommesse, anche se deferite, è assolutamente inaccettabile. Mi sembra, soprattutto, che si sia davanti a uno stravolgimento di quanto ci si era ripromessi. Non si era detto “stavolta non faremo prigionieri”? Mi dà molto da pensare il fatto che i tempi della giustizia sportiva si stiano facendo così lunghi. La mia paura, a questo punto, è che qualcuno speri che l’Italia vinca l’Europeo per mettere una pietra sopra a tutto quel che è accaduto.Anche perché ci sono cose che vanno chiarite e che riguardano anche giocatori che stanno in Nazionale. Ciò non toglie, ovviamente, che io tifi per l’Italia, ma è innegabile che tutta questa roba puzzi… Si tratterebbe di una soluzione “politica”? Lo è semmai della politica schifosa, quella che tanto male ha fatto a questo Paese e a questo calcio. Bisogna invece accertare le responsabilità e procedere, il più possibile celermente. A questo proposito, sono anche stupito dalle roboanti dichiarazioni fatte dalla giustizia sportiva e dai vertici istituzionali del nostro calcio, perché i provvedimenti presi al termine della prima tranche dell’inchiesta, mi sembrano alquanto morbidi. E sono quindi preoccupato per quello che accadrà. Io confido comunque nella giustizia ordinaria, e davanti a questa difficilmente il calcio potrà far finta di nulla. […]».

«Premesso che non sono tra coloro che si augurano che la Roma, così come altre squadre, ottenga fuori dal campo ciò che non ha ottenuto sul campo – gli fa eco Paolo Cento, esponente di Sel e presidente del Roma Club Montecitorio – trovo che la questione sia invece molto seria se la guardiamo dal punto di vista della credibilità del calcio e della giustizia sportiva. E’ questo il punto cruciale. La giustizia sportiva deve infatti muoversi e arrivare a decidere in tempi rapidi, perché non è un processo penale. Le due cose sono assolutamente diverse e vanno valutate quindi in maniera diversa. Io sono certamente un garantista dal punto di vista penale, ma sono un decisionista dal punto di vista sportivo. Perché non può esserci ombra su un evento, quello sportivo, che ha come principio fondamentale la lealtà di coloro che vi partecipano. Per l’aspetto penale, se la vedranno poi i giudici del tribunale ordinario, che non a caso ha altri tempi nel procedere. Ciò che mi domando è perché la giustizia sportiva stia allungando in questo modo i propri tempi. E soprattutto, perché si sia aspettata la fine del campionato. Il tempo che si è perso non è tanto quello da allora ad oggi, quanto quello dovuto alla moral suasion messa in atto per far finire il campionato in santa pace. E questo mentre la giustizia sportiva aveva invece bisogno di tempi sufficienti per scongiurare che venissero iscritte alle competizioni europee squadre che avrebbero potuto non averne il diritto, essendo in qualche misura responsabili di quanto emerso con il calcio scommesse. […]».

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