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CORRIERE DELLA SERA Roma, aria pesante. Zeman lancia bordate: «E non rinnego nulla»

Zeman

(L. Valdiserri) – Finalmente domenica. Finalmente in campo. Dopo quindici giorni di polemiche la Roma gioca, a Marassi, contro il Genoa nel posticipo. Per essere ottobre e avere 11 punti c’è comunque un’aria pesante. Zeman non la sente e la società scarica sui media (ieri un surreale comunicato ufficiale per smentire un gossip apparso su uno sconosciutissimo blog),ma la lista deimusi lunghi è lunga: De Rossi, Osvaldo, Destro, Pjanic. I più bravi sono diventati i problemi? Deve essere il campo a dare le risposte e Zeman, come tutti gli allenatori, è un uomo solo nel momento delle scelte. Ieri ha spiegato che le prestazioni di De Rossi in nazionale erano normali «ma l’avete esaltato perché ha fatto gol andando a saltare di testa nell’area di rigore avversaria, cioè quello che dovrebbe fare anche nella Roma»; che Pjanic, anche se lo crede, non è il regista adatto per il suo gioco «perché in nazionale si giocano 6-7 partite all’anno e nei club almeno 40: i ruoli di tutti i giocatori sono diversi tra club e nazionale. Pjanic è un giocatore di costruzione, nella mia squadra non è ideale per fare il mediano»; che Destro (nei prossimi giorni gli esami al polpaccio) «per me non ha una cosa grave».

Ma non è nella lista dei convocati e perciò chi ha ragione tra il giocatore, lo staff medico e l’allenatore? Altra domanda: giocherà De Rossi? Non ci sono certezze. Ddr è in ballottaggio con Florenzi e Bradley per due maglie (ma Marquinho si è allenato bene e potrebbe essere la sorpresa). Quello che è sicuro è che chi ha giocato sempre e solo con una maglia non meriterebbe, come è successo a Fiumicino, che qualche pseudo tifoso lo insolentisse. Ma così va il mondo. L’allenatore boemo è convinto di non aver sbagliato né le scelte prima di Roma- Atalanta né le dichiarazioni dopo, quelle dell’ormai famoso «c’è chi pensa più al bene proprio che a quello della squadra». Questa la spiegazione: «Ho detto quello che ho detto e non me lo rimangio, semmai sono contento che i giocatori abbiano reagito. No, non ho parlato a quattr’occhi con i giocatori e non temo che ci possano essere ripercussioni sul futuro: De Rossi ha un contratto lungo e vuole stare a Roma, quindi non ha problemi. Poi il discorso è che io pretendo qualcosa di più da quelli che sono giocatori importanti». Se De Rossi lo sia ancora per la Roma è difficile da dire, visto che anche Bradley («L’ha fatto nel Chievo») nelle gerarchie di Zeman è davanti come centrocampista centrale. Per il boemo De Rossi«ha fatto tutti i ruoli di centrocampo e l’anno scorso il difensore centrale. Io lo vedo sul centrodestra». Chiaro il riferimento alla differenza del suo gioco rispetto a quello di Luis Enrique: con Zeman non si «scende» a prendere palla sulla linea dei difensori. «E poi spetta all’allenatore trovare il posto giusto ai giocatori, che non possono sceglierselo da soli». Tutto detto con la solita voce bassa, quasi sussurrata. Ma c’è spazio per alzarla un poco all’ennesima critica: «Contro l’Atalanta abbiamo vinto, se non ve ne siete accorti. Io cerco di fare le cose in cui credo e cerco di convincere la gente. Finora penso di avercela fatta. Non ho convinto gli esperti e i critici, ma questo è un altro discorso».

Sarebbe bello capire se e quali giocatori ne siano convinti, ma su questo Zeman non ha dubbi: «Io non vedo nessuna resistenza alle mie idee da parte del gruppo. Le difficoltà ci sono in tutte le squadre». E le difficoltà non hanno certo abbandonato, purtroppo, Dodò. Zeman lo descrive al 50% e spiega: «Non può scattare, girarsi e colpire di testa». Cioè non può giocare a calcio. Fino a quando?


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