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IL TEMPO Lobont si frattura un dito in allenamento

Lobont

(A. Serafini) – Una stretta di mano per sotterrare l’ascia di guerra. O perlomeno per gettare le basi di una tregua, che alla Roma oggi più che mai sembra necessaria. Il ritorno a Trigoria degli «epurati» si racchiude nel saluto semplice di De Rossi qualche istante prima di scendere in campo per la seduta del pomeriggio.

Un gesto che di certo assume più i contorni di una formalità, soprattutto quando si torna nel proprio quartier generale dopo i vari impegni nazionali. Che basti per terminare la lunga serie di botta e risposta che si è susseguita dopo le esclusioni con l’Atalanta, è ancora presto per dirlo. «Io non devo fare pace con nessuno perché non ho litigato con nessuno», ha sussurrato Zeman nel suo solito inconfondibile stile. Anche perché come di solito accade, bisognerà aspettare le incontrovertibili scelte del campo per capire se il cerchio si sia definitivamente chiuso.
Dalle stanze del «Bernardini», assicurano che non ci sia stato neanche il tempo per soffermarsi a parlare a quattrocchi di una vicenda, che per il momento sembra essersi sicuramente ammorbidita, ma non conclusa del tutto. Perché se le parole sono importanti, è difficile che possano essere dimenticate in fretta: da una parte e dall’altra. Già dalla doppia seduta in programma oggi, l’avvicinamento tra le sponde potrà entrare maggiormente nel vivo, considerando che sia De Rossi che Osvaldo ieri sono rimasti soltanto qualche minuto sul campo prima di infilarsi in palestra per il consueto defaticante post partita.
Il centrocampista di Ostia ha ricevuto il caldo abbraccio di Marquinhos e il saluto dell’intero staff tecnico in un clima di serenità apparente fortificato anche dalle recenti prestazioni azzurre. I due gol messi a segno contro Armenia e Danimarca hanno infatti regalato al numero sedici maggior serenità, al contrario di Osvaldo, ancora arrabbiato per l’espulsione ricevuta due giorni fa a San Siro. Ma avventure azzurre a parte, il fulcro della vicenda continua ad essere vissuto in un silenzio di imbarazzo da parte della società, convinta che il caso possa concludersi al più presto partendo proprio dalla prossima trasferta di Genoa. Ormai abituata ai «colpi» a sorpresa del boemo, anche la dirigenza è convinta che questa volta non ci saranno ulteriori colpi di scena: dai contenuti della prossima conferenza stampa di sabato alla presenza dal primo minuto di entrambi al Ferraris domenica sera. In caso contrario, non prendere una posizione ufficiale diventerebbe praticamente impossibile.
Anche perchè arrivare ad una rottura insanabile tra le parti sarebbe l’ultimo scricchiolio che farebbero aprire nuovamente la porta a voci di altri e inaspettati addii. Se dall’Inghilterra si continua a battere sull’amore (mai sbocciato) tra De Rossi e il Manchester City, il Psg aspetta sornione. Dagli inviti ufficiosi e ufficiali di Carlo Ancelotti, ieri anche il presidente emiro dei parigini Nasser Al-Khelaifi è tornato sulla vicenda: «De Rossi è sicuramente un buon giocatore, ma le trattative non si fanno via stampa». Un’idea e poco altro rispetto alle mire inglesi di Mancini, che a gennaio perderà per un mese Yaya Tourè, impegnato in Coppa D’Africa. Il nome del sostituto perfetto è sempre lo stesso, anche se la Roma non è disposta neanche ad avvicinarsi al tavolo delle trattative per un’offerta (ancora mai arrivata) che non risulti essere quantomeno indecente.
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