(L. Valdiserri) – Dopo il gol di ieri sera, arrivato al termine di un dribbling prolungato con cui ha messo a sedere tre milanisti (compreso il tunnel finale a Rami), c’è da credere che saranno parecchi i romanisti oltre a Rudi Garcia, che lo ha promesso, a incatenarsi ai cancelli di Trigoria se Miralem Pjanic non resterà alla Roma.
C’è tutta la classe del talento bosniaco nell’ennesima vittoria giallorossa, che permette a Garcia di stabilire il record dei punti «ogni epoca» (85) e rimanda ancora lo scudetto della Juventus. C’erano due strisce di vittorie consecutive, prima del fischio iniziale dell’arbitro Tagliavento, purtroppo al di sotto del suo rendimento: 8 per la Roma e 5 per il Milan. È rimasta solo quella giallorossa, legittimata con una ripresa che ha fatto capire i 34 punti di differenza in classifica, mentre quella rossonera è evaporata.
La faccia di Balotelli, al momento della sostituzione con Pazzini, al termine di una gara in cui non ha saputo gestire bene la tensione, promette altri momenti tempestosi a Milanello, dove l’indice di gradimento di Seedorf è in caduta libera (una tempesta si è comunque scatenata in tv tra Supermario, insofferente alle critiche, e i commentatori sportivi dopo la partita). La sostituzione ci poteva stare, calcisticamente, ma dal punto di vista psicologico è stato un autogol. Il primo tempo è vissuto di questo eccesso di tensione. Un vero «il mondo contro Balotelli e Balotelli contro il mondo», con la curva Sud a bersagliare il milanista con cori ad personam: un distinguo importante da quando il giudice sportivo Tosel non ha squalificato il campo della Lazio per gli ululati a Seedorf, accomunati alla contestazione a Lotito come fatto personale e non razzista. Balotelli ha dato vita a continui corpo a corpo, durante i quali si è lasciato cadere troppo facilmente, smarrendo così il filo del gioco.
Poche occasioni, molto nervosismo, un inizio migliore del Milan e la Roma che ha preso stabilmente campo dopo 20’. Seedorf ha chiesto attenzione dalla sua banda di trequartisti (Honda, Kakà e Taarabt) in fase di non possesso palla, ma ha ottenuto poco o nulla quando c’era da costruire gioco. L’occasione migliore è capitata a Ljajic, che al 26’ ha scambiato con Pjanic, è entrato in area e ha tirato a botta (quasi) sicura: Rami ha salvato tutto con una scivolata disperata ma efficace. Lo stesso Rami infilzato da Pjanic, a 3’ dalla fine del primo tempo, dopo una serpentina maradoniana in cui il bosniaco aveva seminato Muntari e Montolivo. Il piatto destro dell’ 1-0 è stato il pezzo meno pregiato dell’azione, visto che Abbiati ha quasi intercettato quello che era un rigore con palla in movimento. La ripresa ha certificato la grande distanza tra le due squadre.
La Roma l’ha dominata, arrivando al raddoppio con un’azione manovrata in cui hanno toccato palla Castan, Nainggolan (tacco), Dodò, Ljajic (percussione e assist), Totti (tiro respinto male da Abbiati) e infine Gervinho (tap-in nella porta vuota, partendo da una posizione di millimetrico fuorigioco). Il Milan, lì, è sparito definitivamente, fino al fallo di Robinho che ha azzoppato Toloi a gara finita con un intervento da dietro, completamente inutile, che Tagliavento non ha punito con un rosso evidente. Chissà se la giustizia sportiva interverrà su un fallo violento, sfuggito nella sua gravità all’arbitro, che è sfociato in un infortunio.