(N. Falco) – Un tatuaggio con tre lettere che formano un logo odiato. La A, la Esse e la Erre, acronimo per Associazione Sportiva Roma. È una pista ancora non confermata ufficialmente, ma dietro quel disegno potrebbe esserci la spiegazione del ferimento di ieri mattina a Napoli in corso Umberto I. La dinamica è stata ricostruita dalle forze dell’ordine in base alla testimonianza della vittima, Simone R., un 19enne romano residente nella Capitale. Il ragazzo ha detto agli agenti di essere stato aggredito da un uomo incappucciato che, apparentemente senza motivo, gli avrebbe sferrato un fendente a una gamba. Nessuno scontro, nessuna tentata rapina né diverbi. Solo la coltellata al polpaccio e poi, velocemente, l’aggressore si è allontanato. Portato al Pronto soccorso del Loreto Mare, il ragazzo è stato medicato e dimesso poco dopo: guarirà in una quindicina di giorni. Sui motivi dell’aggressione il giovane non ha saputo dare spiegazioni esaurienti, limitandosi a smentire l’ipotesi circolata all’inizio, cioè quella di una tentata rapina conclusasi con un ferimento. La lesione riportata era superficiale, come quella che, negli scontri tra frange violente di tifosi, viene definita una “puncicata”: una coltellata leggera che serve per far paura più che per ferire gravemente. Un atto intimidatorio, uno sfregio per lasciare un segno di valore simbolico.
SUL WEB E proprio al mondo del tifo violento porta una delle piste seguite dagli investigatori della polizia: a scatenare l’aggressione potrebbe essere stato il tatuaggio, molto vistoso, che la vittima ha su una spalla. Tre lettere che formano il logo della squadra di calcio della Roma. Un simbolo che chi mastica calcio riconosce a prima vista come marchio di un“nemico”. Potrebbe essere stato quel logo a scatenare l’aggressore e, in una logica perversa, a portare all’inspiegabile coltellata. A confermare la verosimiglianza di questa pista investigativa anche molti commenti fioccati su Internet quando si è diffusa la notizia. Molti utenti hanno infatti condiviso gli articoli delle testate online e non sono rari i commenti inneggianti a odio e vendetta contro i tifosi romanisti. Le ostilità tra tifosi partenopei e giallorossi si esasperarono a maggio 2014, quando, prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli, Ciro Esposito, 31enne di Scampia, fu ferito mortalmente da un colpo di pistola esploso da Daniele De Santis, tifoso romanista; il ragazzo morì il 25 giugno 2014, dopo 52 giorni di agonia all’ospedale Gemelli. Per quell’omicidio De Santis è stato condannato nel maggio scorso a 26 anni di carcere, mentre due tifosi napoletani, coinvolti nei tafferugli successivi al ferimento, sono stati condannati a otto mesi con pena sospesa.