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Il Tempo Baldissoni: “Fateci fare lo stadio a Tor Di Valle”

(F. M. Magliaro) «Se la luce verde arrivasse oggi, o a 3-4 settimane da oggi, noi puntiamo a chiudere il finanziamento necessario, pulire il sito e avviare i lavori entro la fine del primo trimestre dell’anno prossimo, poi ci sono 26/28 mesi per la costruzione. Quindi tutto questo vuol dire riuscire ad arrivare aprire per la stagione 2020/21 e un piccolo ritardo di una o due settimane vorrebbe dire passare all’anno successivo e perdere una stagione, maggiori costi, minori ricavi, un danno incalcolabile». Mauro Baldissoni, direttore generale della Roma, sceglie la platea di Capri, del 32esimo convegno dei Giovani Imprenditori di Confidustria, per ribadire l’importanza per la società giallorossa di costruire lo Stadio di Tor di Valle e, senza entrare nel dettaglio, rimarcare le difficoltà che ancora possono bloccare il progetto.

«Nel 2005 – spiega Baldissoni – fu inaugurata l’Allianz Arena a Monaco di Baviera dove gioca il Bayern generando il 57% dei ricavi dallo stadio; l’anno successivo, nel 2006, l’Emirates è stato inaugurato a Londra per l’Arsenal e ha portato +111% dei ricavi dallo stadio. L’unico esempio che abbiamo è in Italia è lo Juventus Stadium che ha portato +175% dai ricavi da stadio», a dimostrazione, secondo il Dg giallorosso, di quale sia la differenza fra avere o non avere uno Stadio. Il problema è che oltre la speranza non c’è certezza di fare lo Stadio: «Spero di sì ma non dipende da noi. La Conferenza dei Servizi deve confrontarsi con Governo, Stato, Regione, Città Metropolitana. Ci attendiamo una risposta che serve al Paese: il calcio credo che contribuisca col 2% del PIL».

La stretta finale si avvicina: consegnate le integrazioni documentali richieste, gli uffici ora stanno valutando proprio i nuovi studi sul traffico. Se questi studi riusciranno a fugare qualunque dubbio circa la sostenibilità del progetto in termini di mobilità e sicurezza anche senza l’esistenza del Ponte di Traiano, è plausibile ritenere che il via libera finale arriverà senza troppi altri problemi. Che, invece, ci sarebbero qualora rimanesse in piedi l’idea – già manifestata nero su bianco dal Ministero delle Infrastrutture – che il Ponte di Traiano sia indispensabile e che il Ponte dei Congressi non solo è un’altra cosa ma che i soldi di quest’ultimo non possono essere spostati sul primo. Se il Ponte di Traiano rientrasse dritto dritto sul tavolo della Conferenza di Servizi, si aprirebbe un gran caos di difficilissima soluzione. La più semplice sarebbe quella di riconoscere in cambio ai proponenti le cubature in compensazione, quasi la stessa quantità tagliata dalla Raggi. Ma, detto che la Roma non vuol più sentir parlare di questa soluzione per non dover ricominciare e pagare nuovamente una parte del progetto – a oggi Pallotta ha già speso 63 milioni di euro per Tor di Valle – si aprirebbe un enorme conflitto istituzionale fra Regione e Pd da un lato e Campidoglio e 5Stelle dall’altro.

Scartata, come detto, l’idea di trasferire i soldi del Ponte di Congressi su quello di Traiano come scritto dal Ministero delle Infrastrutture a pagina 4 della sua ultima relazione inviata in Regione, le ipotesi allo studio si riducono drasticamente. Una vedrebbe lo Stato pagare direttamente «cash» il Ponte di Traiano ma si aprirebbe, oltre che il problema mediatico, anche il fatto che così il governo finanzierebbe una società quotata in Borsa e una club sportivo, divenendo a tutti gli effetti partner commerciale del progetto Tor di Valle. Impensabile. Altra ipotesi, sarebbe quella di «tirar fuori» il Ponte di Traiano dal progetto Stadio e farlo diventare parte di un nuovo Accordo di Programma. Solo che si ripeterebbe il problema Ponte dei Congressi: opera pubblica, svincolata dallo Stadio, costruita dallo Stato con i tempi dello Stato. A questo punto, per la tranquillità di tutti, conviene sperare che i nuovi studi sul traffico siano davvero convincenti.

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