(G. Giubilo) – Forse riusciranno, i capricciosi divi del nostro calcio, a farci ricredere su quella storica legge Bosman, che li aveva liberati dalla schiavitù del cartellino, un’autentica conquista, divenuta arma a doppio taglio. In questo momento le parti si sono rovesciate, sono i club a trovarsi in ostaggio dei loro dipendenti. Ne sa qualcosa la Roma, che rischia di veder saltare l’accordo che aveva trasferito all’Al Jazira Gervinho: bravo e amato dai tifosi di qui, ma insomma non proprio Messi o Neymar.
Forse gli hanno raccontato che, passato alla corte degli emiri, avrebbe potuto pretendere una vita da sultano, per sé e il suo sontuoso seguito di ivoriani e di altri aggregati dell’ultima ora. Un altro affare che si complica, dopo che già le pretese di Destro avevano rallentato la trattativa con il Monaco, forse stavolta con qualche spintarella di società di casa nostra.
Gervinho ha dimenticato la gratitudine verso chi gli aveva consentito un lungo soggiorno in Africa e relative, infinite feste per la Coppa conquistata. A lui non più la minima concessione